San Gaetano Thiene
Il cognome capracottese “Di Tanna” è un patronimico e significa “i figli di Gaetano”. La preposizione “Di” indica una discendenza. “Tanna” è, volendo usare una definizione tecnica della cognomastica (la disciplina che studia i cognomi), un ipocoristico aferetico con rafforzamento fonosintattico della “n” intervocalica del personale Gaetano. In parole povere, Tanna è un raccorciamento (ipocoristico), per eliminazione di suoni all’inizio della parola (aferesi), con raddoppiamento della consonante “n” posta tra due vocali del nome maschile Gaetano: Gaetano- (Gae)Tano- Tan(n)o. Nel 1732, infatti, il cognome è “Di Tanno”. Diventa “Di Tanna” soltanto agli inizi dell’Ottocento per effetto di un processo di desemantizzazione, cioè di perdita del significato originario, quando il ricordo del capostipite è oramai svanito e la “a” finale passa a indicare più genericamente la famiglia. Il linguista Pantaleo Minervini, nel suo “Dizionario dei cognomi pugliesi”, inserisce giustamente i cognomi Di Tanna- Di Tanno tra le varianti del tipo “Tani/Tano”.
Le origini del cognome Di Tanna
La distribuzione delle varianti cognominali del patronimico Gaetano a sud del Fortore è scarsa: questo elemento ci induce a ricercare le loro origini altrove. Dove? Più a nord, nei territori delle attuali province di Chieti e Pescara, nei quali, invece, la diffusione è massima. Non a caso. In queste aree, infatti, è molto radicato il culto di san Gaetano Thiene, primo santo con questo nome. San Gaetano nasce a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480. È battezzato con questo nome in ricordo di un suo celebre zio, che si chiamava così perché era nato a Gaeta. Nel 1524 fonda insieme ad altri tre compagni la “Congregazione dei Chierici Regolari”, detti poi Teatini dall’antico nome di Chieti (Teate), di cui è vescovo un altro dei fondatori, Giampiero Carafa. Il capoluogo abruzzese diventa subito uno dei centri di radicamento del nuovo ordine religioso e del culto del suo ispiratore.
Nel 1563 si chiude il Concilio di Trento. Tra le varie decisioni, la Chiesa di Roma affida la “cura delle anime” ai parroci che devono trascrivere in appositi registri la condotta di vita di ciascun fedele. Chi non rispetta l’ortodossia cattolica rischia di essere denunciato al Sant’Uffizio. C’è bisogno di identificare precisamente ogni persona. Il nome di battesimo, da solo, non basta più per distinguere in maniera inequivocabile i singoli membri di una popolazione numerosa e socialmente articolata come quella appena uscita dal Medioevo. Così, i parroci, nella compilazione dei registri ecclesiastici, aggiungono al nome proprio anche quel nomignolo con il quale ogni individuo è personalmente conosciuto nella propria comunità di appartenenza, istituzionalizzandolo e trasmettendolo ai discendenti. I figli dei vari “Gaetano” vengono registrati in quanto tali. Una curiosità: nell’area linguistica di origine del cognome, quella abruzzese orientale- adriatica, esso si presenta nella forma ipocoristica “pura”, cioè con una sola “n” intervocalica. Ritroviamo la formula raddoppiata in quella abruzzese occidentale, molisana e campana per una maggiore sollecitazione della lingua napoletana che rafforza sistematicamente la “n” intervocalica nelle parole sdrucciole e in molti altri casi.
A Capracotta riscontriamo storicamente soltanto la formula raddoppiata. Va, però, precisato che Di Tanno/Di Tanna non è uno dei cognomi più antichi della nostra cittadina. Luigi Campanelli, nel suo volume “Il territorio di Capracotta” del 1931, ci tramanda un campione rappresentativo di cognomi tratti dalle numerazioni dei fuochi (cioè l’elenco delle famiglie per fini fiscali) del 1561 e del 1641, precedenti all’introduzione in paese del registro parrocchiale che avviene soltanto nel 1644. Il cognome Di Tanno/Di Tanna non c’è. Arriva successivamente per immigrazione o per via matrimoniale quando il processo di formazione dei cognomi è già abbondantemente avanzato. Perciò, non sappiamo se a Capracotta il parroco si sia limitato a registrare il cognome con la “n” interna già raddoppiata altrove oppure l’abbia rinforzata egli stesso secondo il dialetto locale del tempo. Dal punto di vista linguistico, Capracotta, pur appartenendo all’area abruzzese orientale- adriatica, si trova al confine meridionale di questa con quella abruzzese occidentale e quella molisana, più vicine geograficamente e culturalmente alla Campania e all’ex capitale del Mezzogiorno, Napoli.
Regole linguistiche e cognomi capracottesi
Nei cognomi capracottesi si scorge facilmente l’applicazione di tutta una serie di regole linguistiche tipiche dell’Italia centro- meridionale, inquadrabile grosso modo nei confini dell’ex Regno delle Due Sicilie ad eccezione del Salento, della Calabria meridionale e della Sicilia: l’aferesi; la dittongazione metafonica alla napoletana delle vocali lunghe “e” e “o” in “ie” e “uo”; l’equivalenza (o alterazione) delle toniche “e/o” di origine osco- sannitica; l’ipocoristico; il rafforzamento fonosintattico della “n” intervocalica e così via.
Così, “Rienzo” è l’ipocoristico aferetico con dittongazione metafonica alla napoletana in “ie” della vocale lunga “e” del personale Lorenzo. Quindi, il cognome “Di Rienzo” indica i figli di Renzo. “Luozzo” è l’ipocoristico aferetico con dittongazione alla napoletana della vocale lunga “o” in “uo” del personale Angelozzo o Pascalozzo. Pertanto, il cognome Di Luozzo significa “i figli di Angelozzo o Pascalozzo”. “Mendozzi” è l’ipocoristico aferetico con equivalenza (o alterazione) delle toniche “e/o” di origine osco- sannitica del personale Raimondo oppure un vezzeggiativo del personale Minno, attestato a Capracotta nella prima metà del Seicento, visto che in quel secolo il cognome è registrato come “Minnozzo/Mindozzo”. I “Mendozzi”, insomma, sono i figli di Raimondo o di Minno. I “Di Nardo” sono i figli di Bernardo, Leonardo o Mainardo; i “Di Nucci” i figli di Antonuccio, Carminuccio o Stefanuccio. I Pettinicchio discendono da quel Petrus Nicchius, cioè Pietro il vasaio, registrato nella tassazione del 1561. E così via.
Non è, ovviamente, questa la sede per approfondire l’argomento. Bisogna, però, sottolineare che a Capracotta, sin dalle numerazioni dei fuochi del 1561 e del 1641, il patronimico prevale nettamente sulle altre categorie cognominali. Evidentemente, la comunità capracottese è organizzata in gruppi familiari socialmente ben definiti e strutturati prevalentemente sul modello patriarcale. Nel Settecento lo schema è ancora lo stesso. Nel Catasto Onciario del 1743, il primo figlio maschio maggiorenne subentra al padre defunto come soggetto di riferimento dello Stato per l’imposizione fiscale della famiglia.
Oggigiorno, a Capracotta ci sono 93 cognomi diversi su una popolazione di 957 residenti: medicalo amente uno ogni dieci abitanti. Negli ultimi decenni, molti cognomi storici (Baccari, Campanelli, Caporiccio, Castiglione, Falconi, Iacovone, Pizzella, ecc.) sono scomparsi e tanti altri ne sono apparsi, segno evidente di una comunità cittadina in continua evoluzione nonostante il suo lento ma costante calo demografico.
Francesco Di Rienzo