Il territorio di Capracotta è lo scenario principale del primo romanzo storico dello scrittore e saggista Nicola Mastronardi: “Viteliù: il nome della Libertà”, Itaca Edizioni. Un viaggio lungo e affascinante che porta uno degli ex comandanti militari della confederazione italica anti-romana del 91 a.C., Gavio Paio Mutilo, e suo nipote, Marzio, alla riscoperta dell’identità del loro popolo: i Sanniti. Il volume è stato presentato lo scorso 12 agosto presso la scalinata di piazza Stanislao Falconi a cura dell’Associazione Amici di Capracotta.
«Ringrazio l’autore per aver inserito questa tappa capracottese nel tour estivo di promozione del libro- ha affermato Francesco Di Rienzo, segretario dell’Associazione Amici di Capracotta e conduttore della serata-. Ci tenevamo moltissimo a presentare qui “Viteliù” per vari motivi. Innanzitutto, è un romanzo di successo. In secondo luogo, le vicende raccontate si svolgono per gran parte nel nostro territorio comunale. Infine, la trama rispecchia esattamente l’obiettivo della nostra Associazione. Noi vogliamo vedere nel giovane sannita romanizzato Marzio il discendente di ogni emigrato capracottese residente oggi nelle diverse città d’Italia e all’estero. Ci piacerebbe che, come accade nel romanzo di Mastronardi, ciascuno di questi, tornando a Capracotta in estate, possa riscoprire l’identità della propria comunità di provenienza attraverso le nostre iniziative culturali».
Le vicende del libro hanno inizio nel 72 a.C. Ma le premesse partono da più lontano e risalgono più precisamente al 91 a.C. quando dodici popoli della nostra penisola si contrapposero militarmente ai Romani allo scopo di ottenere la cittadinanza romana creando una Confederazione autonoma con capitale a Corfinio e battendo una moneta propria sulla quale comparve per la prima volta la parola “Viteliù”, cioè il termine “Italia” in lingua osca. Dopo tre anni di scontri, gli Italici furono sconfitti militarmente ma vinsero politicamente riuscendo a ottenere la tanto agognata cittadinanza romana. Gli ultimi ad arrendersi furono proprio i Sanniti che subirono successivamente una durissima repressione ai limiti del genocidio. Mastronardi immagina che il comandante sannita, Gavio Papio Mutilo, anziché morire suicida nelle carceri del vincitore, come tramandatoci dalle fonti antiche, viene lasciato in vita dal generale nemico, Lucio Cornelio Silla, nella speranza di potergli estorcere un segreto: il nascondiglio del favoloso tesoro del suo popolo, sapientemente occultato al tempo del passaggio delle legioni romane nell’attuale territorio abruzzese e molisano. Nel 72 a.C., però, tante cose sono cambiate: l’acerrimo nemico dei Sanniti, Silla, non c’è più; il processo di romanizzazione del Sannio è in uno stadio fortemente avanzato. Gavio Papio Mutilo, oramai vecchio e cieco, non costituisce più un pericolo per l’Urbe: può muoversi liberamente all’interno dello Stato romano. Così, decide di riscattare la memoria del suo popolo trasmettendo i segreti e le conoscenze della propria gente al nipote Marzio. Inizia, dopo una prima resistenza del giovane, che si considera romano a tutti gli effetti, un viaggio meraviglioso alla scoperta della reale identità storica del proprio territorio di origine. Gavio e Marzio partono da Roma, attraversano la Marsica, guadano il fiume Sangro e percorrono le valli dell’Alto Molise fino al Monte San Nicola. Nell’ultimo tratto, ci sono tanti toponimi molto familiari al lettore capracottese: Monte Kaprum, Monte del Campo, Monte dei Forti, Monte del Cavallerizzo, Monte della Macchia, il fiume Ver, la Sella dei Sacrati…
«È un grande onore per me essere oggi qui- ha spiegato lo studioso-. Capracotta è forse il paese con le maggiori tracce del periodo sannitico: le Mura ciclopiche sul Monte Cavallerizzo e sul Monte San Nicola, il ritrovamento della Tavola Osca nel 1848 presso la Fonte del Romito, l’insediamento sannitico scoperto in contrada Macchia durante alcune campagne di scavo della Soprintendenza Archeologica del Molise una ventina d’anni fa, le tombe rinvenute agli inizi del Novecento in località Guastra. Inoltre, non dimentichiamo che Theodor Mommsen individua proprio nel territorio di Capracotta la cosiddetta “Sella dei Sacrati”, cioè il luogo attraverso il quale gli antenati dei Sanniti giunsero nelle nostre contrade dando vita alla loro potente nazione. Attualmente, stiamo lavorando per creare un parco archeologico interregionale tra l’Abruzzo e il Molise. Il progetto è aperto: ci auguriamo che anche Capracotta aderisca presto a questa importante iniziativa di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale di epoca sannitica».
Nell’occasione, Mastronardi ha anche letto alcuni brani del romanzo attinenti al nostro territorio. La lettura è proseguita anche il giorno successivo durante la passeggiata organizzata dalla nostra Associazione sul Monte Cavallerizzo. L’autore ha dilettato gli escursionisti leggendo diversi avvincenti brani del volume nei pressi delle Mure ciclopiche: dalla finzione della letteratura alla realtà della storia e dell’archeologia del comprensorio altomolisano. Un connubio, a Capracotta, riuscito perfettamente.