Lo stemma Falconi sul portone del Municipio
Il Municipio di Capracotta è, per ovvi motivi, uno dei luoghi più noti e frequentati del paese. Eppure, nonostante il via vai quotidiano di coloro che attraversano il portone principale per raggiungere gli uffici amministrativi, esiste un particolare che probabilmente pochi osservano e conoscono. E’ noto, ad esempio, che la Casa comunale in passato era la residenza dei locali feudatari, il cui ultimo rappresentante fu Carlo Capece Piscicelli. E’ altrettanto risaputo che sua moglie, Mariangela de Riso, fu l’unica a risiedere nel palazzo di Capracotta, ed avendola eletta a sua residenza, seppure per temporanei periodi di villeggiatura, volle abbellirla assecondando il suo gusto personale. La duchessa arredò il palazzo con mobili dorati, e trasformò l’antico fondaco in un teatrino, nel quale invitava comici che, a beneficio di tutti i cittadini, organizzavano giochi e spettacoli. Alla morte del marito, avvenuta tra il 1795 e il 1797, incaricò il dottor Diego di Ciò, di tutelare i suoi interessi patrimoniali in loco, e per compensare la sua oculata e fedele gestione, gli donò una parte del palazzo ed una casa di campagna sita nell’ex feudo di Macchia, nota col nome di Masseria del Duca.
Tutti sanno, infine, che i palazzi nobiliari venivano decorati con lo stemma del proprietario, per cui nessuna meraviglia nel constatare che anche sull’ingresso del Municipio, già palazzo ducale, fa bella mostra di sé uno stemma araldico. Qual è, allora questo particolare poco considerato, che sfugge ai più?
Se ci fermiamo ad osservare lo stemma sul portone d’ingresso, notiamo che è composto da figure completamente estranee al blasone della casa ducale di Capracotta. Vi sono rappresentati una torre, un falco, un cuore trafitto e due stelle; l’esatta descrizione araldica è la seguente: d’azzurro alla torre al naturale, merlata alla guelfa, terrazzata di verde, accompagnata in capo da un falco di nero ad ali spiegate tenente un cuore di rosso trafitto da una freccia d’argento, sopra il tutto due stelle d’oro ad otto punte. Ben diversa, quindi da quella dei Capece Piscicelli che è: di rosso alla banda d’oro caricata dal girello d’azzurro e accompagnata in capo da un rastrello a tre pendenti d’oro. Verrà quindi spontaneo chiedersi a chi mai apparterrà quello stemma, e perché è posto sul palazzo che appartenne ai locali feudatari?
Non bisogna andare molto lontano per trovare la risposta; addirittura basterebbe voltarsi, guardare la lapide posta sul vicino edificio che fa da spartiacque con corso S. Antonio, per leggere il nome della famiglia alla quale appartiene lo stemma: i Falconi. Stanislao Falconi, a cui è dedicata la piazza su cui insiste il Municipio, era infatti uno dei rappresentanti dell’illustre famiglia capracottese. Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione nel 1848, elevato al rango di Pari del Regno con regio decreto del 26 giugno 1848, era fratello dell’altrettanto famoso, mons. Giandomenico e zio del Senatore Nicola. Egli acquistò il palazzo direttamente dai Capece Piscicelli e, di conseguenza, per lasciare scolpita nella memoria collettiva questo storico passaggio, fece incidere sul portone d’ingresso, lo stemma della sua famiglia.
L’edificio, come ricorda il Libro delle Memorie di Capracotta, fu poi ereditato dal figlio di Stanislao, Federico, e questi, che non ebbe discendenti diretti, istituì eredi delle sue sostanze i Greco. Furono proprio quest’ultimi, in tempi più vicini a noi, a cedere il palazzo al Comune di Capracotta, che ne fece la sede dell’attuale Municipio. A volte anche un particolare, che può sembrare trascurabile, diviene un indizio importante, capace di raccontare la storia della civiltà e del tempo passato.
Alfonso di Sanza d’Alena