Nell’ambito della letteratura popolare rioplatense, in particolare nel campo teatrale, trovano ampio spazio personaggi di immigrati italiani nel territorio argentino. Colui che può considerarsi il capostipite della famiglia dei “gringos” (termine usato dai nativi argentini in riferimento agli immigrati, passerà ad indicare la figura letteraria dell’immigrato) è “Francisco Cocoliche” che nasce dall’imitazione di un immigrato italiano, tale Antonio Cuccoliccio, caratterizzato da atteggiamenti alquanto comici e da una forte voglia di integrarsi nella realtà argentina.
L’esordio sul palcoscenico da parte di Francisco Cocoliche avviene con l’opera “Juan Moreira” di Eduardo Gutierrez, nel corso di tale rappresentazione il personaggio di Cocoliche entra in scena presentandosi con queste parole “Me quiamo Francisque Cocoliche, e songo creollo gasta lo güese de la taba e la canilla de lo caracuse, amigue afficate la parada…” . Il soggetto si presenta ed afferma di essere creolo, quindi nativo argentino, fino al midollo, l’ultima espressione “amigue afficate la parada” è un chiaro esempio di buffoneria da parte di Cocoliche che si vanta del suo portamento, appunto “parada”. È a questo punto che prende avvio una vera e propria tradizione letteraria che vede in primo piano la presenza di “tanos”, termine impiegato dagli argentini in riferimento agli immigrati italiani, deriva da un fenomeno di aferesi, cioè riduzione, del termine “napolitano”.
In questa direzione si muove anche la produzione teatrale di Florencio Sánchez, autore di una serie di commedie in cui molti dei personaggi sono di origine italiana. È così che si parla di “personaggi cocoliche”, come rappresentazione degli immigrati italiani in Argentina che parlano una strana lingua fatta di elementi italiani e spagnoli, come si nota nella citazione su riportata. I soggetti rappresentati sono spesso malviventi, di bassa estrazione sociale e diventano lo stereotipo dell’immigrato italiano, considerato negativamente dal nativo perché portatore di malattie. Significativo a tal proposito il ritratto delle donne italiane immigrate, spesso vengono rappresentate come delle prostitute o comunque donne poco fedeli e cattive donne di casa, è questo l’esempio di due personaggi rappresentati in due romanzi pubblicati a puntate sul periodico “El Liberal”: “Los amores de Giacumina” e “Marianina”, per poi approdare sul palcoscenico in forma di teatro popolare.
Da queste poche righe si evince come l’immigrato italiano, giunto in Argentina, abbia dovuto far fronte a problemi legati alla sua accettazione nel nuovo mondo e per questo, probabilmente, ha cercato di farsi accettare “imitando” i nativi con il solo risultato di suscitare l’ilarità degli stessi.
Anna di Rienzo