Le doti delle spose nell’anno 1732

Nell’imminenza delle nozze, alla sposa veniva assegnata una dote concordata tra la sua famiglia e quella dello sposo che andava a far parte del patrimonio della costituenda nuova famiglia; in morte del marito la vedova poteva passare a seconde nozze riavendo, se c’era ancora, la dote oppure mantenere lo stato vedovile e continuare a vivere nella famiglia del marito. La dote era un parametro significativo della ricchezza della famiglia di provenienza e dell’importanza della famiglia in cui la sposa andava a vivere. Nella Numerazione dei Fuochi del 1732, tra le tante notizie e curiosità, si può fare una ricerca sulle doti. Dall’analisi di quelle registrate si ha l’idea della sua consistenza; in quasi tutte le  doti erano  previsti  i “pannamenti” che rappresentavano tutto l’insieme del corredo tessuto, comprato, ricamato; in altre doti erano  specificate le  vesti incluse.

Il “letto”, valutato in un  fuoco ben 18 ducati , doveva comprendere tutti i mobili, dal letto vero e proprio spesso in ferro battuto, agli armadi, al comò e comodini, a sede e tavoli. L’oro e l’argento lavorati rappresentavano i gioielli di famiglia, spesso acquistati da orefici ambulanti; il rame e in un caso lo stagno comprendevano tutto il pentolame. Dal momento che a Capracotta nella Numerazione del 1732  non è annotato nessun lavoratore del rame e nessun orefice, ne consegue che il rame e l’oro della dote venivano acquistato dai rivenditori ambulanti di Agnone  che avevano il monopolio  di tali  commerci nell’Italia centrale e giungevano fino a Brindisi. In alcune doti erano  annotati anche ducati in contanti.

Vi erano anche  doti che comprendevano membri di casa; ad esempio  la dote di Rosa Venditto ammontava a 80 ducati e consisteva in un letto,  pannamenti “e pecore 20 per comprare” una casa di 3 membri; in un altro fuoco era annotato che Angiola Iannone ebbe per dote una casa “che è ruinata”. Anche orti e terreni potevano far parte della dote; molte erano le doti con animali e dal loro esame emergono dati ci forniscono la valutazione degli animali; inoltre in tutte le doti che includono animali il valore in ducati saliva  considerevolmente.  Tra le doti con animali  vi erano:

-quella  di Maria Antonia Pizzella con  una giumenta “apprezzata docati 25”

– quella di Anna Serlenga ammontante  a 100 ducati e comprendente una giumenta filiata e pannamenti;

– quella di Laura di Lorito ammontante a 73 ducati e comprendente un letto, una veste e una vacca;

–  quella di Giovanna di Luca consistente solo in una giumenta “ che se l’è morta”;

– quella di Margarita Venditto consistente in 31 pecore, due vesti e rame lavorato; nello stesso fuoco è annotata la dote di Benedetta d’Onofrio consistente in 113 pecore, una casa di 3 membri, un letto, un orto di due canne, ed una vacca figliata;

– quella di Pretiosa Ianiro  ammontante a 100 ducati e  consistente in pecore e pannamenti;

– quella di Margarita di Lorenzo, ammontate a 190 ducati e consistente in una vacca figliata, oro lavorato, un letto e pannamenti;

– quella di Antonia Baccari ammontante a ducati 300 e  consistente in 100 ducati contanti e il restante in una giumenta, una vacca e pannamenti;

– quella di Giovanna Ciolfi ammontante a 150 ducati e consistente in una giumenta, un letto, pannamenti, oro e rame lavorato;

– quella di Giovanna Campanelli ammontante a ducati 800  e consistente in una casa di 7 membri, un orto di 2 misure, 40 ducati in contanti, vacche e pannamenti;

– quella di Patritia di Lorenzo ammontante a 200 ducati consisteva in animali vaccini, pecorini, oro, rame lavorato e pannamenti.

La dote comportava un arduo impegno economico per  le famiglie e c’è un’ampia casistica: si va dalle doti non assegnate per vari motivi, a doti da assegnare anche a distanza di  molti anni dal matrimonio, a doti formate dal solo letto, a doti  con valutazione di 10 ducati, a doti  di massima valutazione come quella di Angiola Mosca, moglie di Domenic’Antonio di Maio, ammontante a 1300 ducati, capitale impressionante per l’epoca  ed  a quella di Barbara Iusii, moglie di Filippo Baccari, molto più consistente  che “sta assegnata sopra li beni stabili, case, stalle, massarie, et altro nella Terra di Prezza Provincia dell’Aquila”

Altre informazioni si possono dedurre dall’esame delle doti:

–  sono annotate anche le doti assegnate ad alcune defunte che evidentemente contribuivano a formare il patrimonio della famiglia;

– di quasi tutte le doti veniva annotato il corrispondente valore in ducati;

– in 35 casi  non  è annotata l’età delle dotate nonostante fossero viventi;

– in 35 casi  parte della dote venne elargita in contanti;

– in 14 casi la dote venne dissipata e tra le più importanti vi sono quelle di Anastasia Caporiccio  di 137 ducati, di Vincenza del Vecchio che di 300 ne restavano solo 160, di Margarita Matteo  di 100,  di Antonia di Lorenzo di 200, di Pretiosa di Lorenzo di 200 in parte dissipata, di Eugenia Gualtieri  di 1000 “della qual dote niente se ne sa per essere stata dissipata”.

–  in 7 casi la dote venne ipotecata sulla casa;

Complessivamente sono registrate, nella Numerazione dei Fuochi del 1732, doti per un totale  di circa 29.000 ducati, poco meno della metà dei 64.000 ducati pagati da Andrea Capece Piscicelli nel 1673, per l’acquisto dei feudi di Capracotta.

Domenico Di Nucci