Capracotta segna lo spartiacque tra Molise e Abruzzo. Da un lato i monti severi e imponenti dell’ Aquilano e del Chetino, dall’altra le dolci colline del Molise. All’interno di questo maestoso anfiteatro si adagiano paesi e contrade che di notte mandano luci e sembrano riflettere mille bagliori.
Se si guarda a nord, nella valle scorre, non visto dall’alto, il fiume Sangro, in prossimità del quale si adagia Castel del Giudice, l’ultimo comune molisano al confine tra le due regioni. Al di là del fiume si scorge l’Abruzzo aquilano con una serie di paesi e borgate: Ateleta, Carceri Basse e Carceri Alte, poi Pietransieri. Entrando con l’occhio nel Chietino, sempre nelle adiacenze delle località prima citate, appaiono Pizzoferrato, Gamberale e la Valle del Sole, località sciistica situata alla stessa altitudine di Capracotta, un tempo alpeggio estivo delle mandrie provenienti dalle Puglie. L’intero orizzonte visivo è coronato dai bastioni e contrafforti della Maiella e, più a ovest, dalle Mainarde. Sul profilo orientale della Maiella, come ultima sua propaggine, si leva, nitido, il monte Porrara e il “guado” o “passo di Coccia” sul quale d’inverno l’addensamento delle nebbie e delle nuvole è, spesso, indice premonitore del sopraggiungere di correnti gelide da nord. Alle pendici del monte Porrara si adagia l’abitato di Palena (non visibile da Capracotta); più in là, digradando verso est, troviamo, tra gli altri, i Comuni di Lama dei Peligni, visibile da Monte Campo, di Fara San Martino (dove si produce la pasta) e di Torricella Peligna e Taranta Peligna.
Se aspro è il panorama dell’Abruzzo, morbido e sinuoso quello del Molise a sud: Pietrabbondante con le sue inconfondibili rocce; Poggio Sannita, Bagnoli del Trigno, Salcito, Duronia, Torella. Poi giù verso la valle del Verrino, Fontesambuco e le masserie di Ortovecchio. Il fiume non si vede ma lo si intuisce che scorre gagliardo nella valle. L’occhio risale lungo i crinali ed ecco apparire in lontananza paesi come Campolieto, Montecilfone, Montagano. Poi su tutti, come un transalantico adagiato sul mare, appare Campobasso con l’inseparabile Ferrazzano e il castello Monforte. Una visione incantevole che riconcilia con la vita. Perfino il parco eolico di Monteforte si adegua allo scenario e sembra volersi mimetizzare col paesaggio superbo che lo circonda. D’estate i colori sono vivi, variegati in tutte le tonalità, varianti dal verde intenso al giallo dei prati falciati, dal bruno dei boschi al nudo della roccia esposta al sole. D’inverno tutto è bianco e, se c’è il sole la neve manda riverberi luminosi.
Lo spettacolo non è tuttavia sempre così idilliaco: spesso le nebbie dense e fitte avvolgono il mondo a me caro e mi impediscono di spaziare nell’infinito. Tutto diventa ovattato, le cose spariscono e un bozzolo denso ricopre case, uomini e paesaggi. In compenso, alla mezzanotte del 31 dicembre, quando il tempo è galantuomo, è possibile vedere le luminarie e i fuochi d’ artificio che rimbalzano da un lato all’altro dell’anfiteatro: luci intermittenti, stelle filanti, botti, più vicini, più lontani: è un’apoteosi di colori, una festa degli occhi che non sanno dove prima guardare. L’anno nuovo si annuncia così. Dalle finestre di casa, ben coperta, mi affaccio sul palcoscenico di questo magnifico teatro e dentro di me, in assoluta solitudine, mi rivolgo gli auguri di buona salute. E di serenità.
Maria Delli Quadri