Monsignor Falconi, direttore supremo delle feste e scrittore delle epigrafi, era sontuoso in tutto: nello stile, nelle immagini, nei conviti, nelle abitudini. Alto e vigoroso della persona, egli era nativo di Capracotta; ed essendo stato, per alcuni anni, segretario dell’arcivescovo Clary a Bari, aveva rivendicata la palatinità delle chiese di Acquaviva e Altamura e ne aveva ottenuto titolo di arciprete mitrato e giurisdizione episcopale: beneficio, che gli fruttava circa seimila ducati l’anno. Era fratello del procuratore generale Falconi, e zio dell’attuale deputato e sottosegretario di Stato per la giustizia. Tanta fiducia riponeva in lui Ferdinando II, che volle pernottare ad Acquaviva, ad ogni costo, nel palazzo dell’arciprete, non in quello che fu di casa Mari, e passò poi in possesso di don Sante Alberotanza.
Raffaele De Cesare, “La fine di un regno”, Lapi 1895