Pubblichiamo la bellissima recensione della giornalista Michela Petti al nostro volume “Capracotta 1888 -1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione” pubblicata oggi nella sezione “Cultura & spettacoli” del quotidiano napoletano “Roma”, il periodico di informazione più antico del Sud Italia. Ringraziamo l’autrice del testo e la redattrice Armida Parisi per la loro grande sensibilità nei confronti della nostra Associazione.
Ricercare quel senso di appartenenza che a volte sembra latente e creare una memoria storica visiva è stato l’intento, ambizioso e vivace, dell’associazione culturale “Amici di Capracotta” che con 103 pagine di ottima carta patinata ha realizzato e pubblicato, col sostegno del Comune del centro alto molisano, il volume: “Cinquant’anni di storia di Capracotta 1888 – 1937”, raccontando un lungo periodo della storia capracottese con foto d’epoca.
All’interno del volume si è voluto ricostruire la storia di un cinquantennio di vita Capracottese utilizzando esclusivamente come fonte l’archivio fotografico e giornalistico del Cavalier Giovanni Paglione, messo a disposizione dall’omonimo nipote Giovanni. Attraverso le fotografie di Giovanni Paglione possiamo tornare indietro nel tempo, rendendo presente un evento passato, ripercorrendo epoche a noi lontane per proiettarci nel mondo delle nostre radici culturali, sociali, storiche e soprattutto familiari. Si è voluto quindi bloccare in foto ciò che era Capracotta sia dal punto di vista sociologico, sia per quanto concerne l’aspetto urbanistico di palazzi antichi, vicoli, chiese ed edicole: esplicitando il momento storico, usi, costumi e tradizioni attraverso inserti narrativi che hanno visto la collaborazione di esperti e studiosi.
Nei piccoli paesi come Capracotta, gran parte della vita si svolgeva per strada e abbiamo testimonianze importanti di un mondo ormai scomparso dove pochi ricchi e possidenti, il clero, gli intellettuali e tanti contadini, pastori, vaccari e artigiani formavano la popolazione. Le donne impastavano la farina e producevano pasta fresca di vari formati e sembrava non esserci fretta per nulla. Religiosità e folklore, devozione e vita si compenetravano in pieno accordo.
Restano cristallizzati e non si scalfiscano i valori capracottesi di solidarietà, condivisione, fede e amore.
di Michela Petti