Il piccolo dramma sacro si rappresenta in alcune famiglie signorili di Capracotta e specialmente dalle famiglie Campanelli e Castiglione. Si prepara un pranzo per quattro poveri del paese, cioè un vecchio, che fa da San Giuseppe, una vecchia che rappresenta Sant’Anna e un’altra che funge da Maria; più un fanciullo che fa da Gesù Bambino. Giuseppe, Anna e Maria hanno l’obbligo di confessarsi e comunicarsi. Il Bambino Gesù è dispensato. Tutti vestono con abiti più o meno nuovi e puliti. Chi non ne ha, li riceve in dono da chi festeggia quel giorno. Il pranzo per la sacra famiglia si compone di frittata, minestra di ceci, pasta asciutta con sugo, pesce, per lo più secco, sottaceti, carne e frutta: totale, sette cose. S’intende che non tutto si mangia. Quel che avanza, si manda alle famiglie dei sacri rappresentatori. Le donne di casa servono a tavola. Ciascuno della parentela assaggia le vivande “per divozione”. Vanno ad assaggiare anche i non poveri e sempre “per divozione”, rompendo la divozione ai padroni di casa!
Antonio De Nino, “Usi abruzzesi”, Barbera, Firenze 1879