Ieri l’altro siamo stati con Trianon, sua madre, sua sorella e i suoi fratelli, nella foresta della pista da sci. Abeti. Allorché si lasciano i faggi per entrare sotto la loro ombra, l’atmosfera diventa blu. In una radura un abete rosso, un altro che vidi ancora, si inchinano in maniera sublime. Tra le piste da sci e Pescopennataro, colline estremamente armoniose sotto il tramonto del sole all’orizzonte: il più puro sogno dell’Umbria sembra rivivere qui. Trianon è impavida: attraversa senza averne necessità una siepe di spine giganti, da cui esce indenne. A Pescopennataro ci aspettavano un’automobile e dei cavalli.
(…)
8 Settembre. Trianon mi mostra decisamente la più grande indifferenza. Ieri sera passeggiavamo sulla strada deserta, lei, sua madre, sua sorella ed io. Giunti presso la cappella solitaria che viene chiamata “la Madonna”, ci sedemmo sul muro che sporge sulla sponda di un piccolo ruscello che incanala le acque torrenziali della primavera. Di momento in momento l’orizzonte si ribellava ai lampi di calore. Questi frastagliano la laguna luminosa attraverso il mare delle montagne e si stagliano sull’abisso dei fantasmi di città sperdute, poi come occhi che si chiudono sotto l’eccesso del piacere, tutto ricade nella notte.
Christian Beck, Le Papillon: journal d’un romantique, pagg. 63 e 65
Edizioni Zellige, Parigi, 2012
Traduzione: Paolo Trotta
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