“Capracotta negli Abruzzi”. La promessa di Ernest Hemingway

Ernest Hemingway
Ernest Hemingway

In occasione del centenario della Guerra 1915-18 e nell’ambito delle celebrazioni per il ricordo dei giovani capracottesi mobilitati per il conflitto, abbiamo dato alle stampe, con un gruppo di amici, e la supervisione di Loreto Di Nucci, una pubblicazione riguardante le vicende di quel periodo1.

Un capitolo, in particolare, è stato dedicato al “Cappellano” di Addio alle armi di Ernest Hemingway2, a cura di Eugenio Giuliano il quale, documenti e testimonianze alla mano, ha identificato in Padre Placido da Capracotta (al secolo Rodolfo D’Onofrio) il personaggio citato nel romanzo.

Nella prima parte del libro spicca fra tutte la figura del “cappellano”, originario di un paese degli Appennini, Capracotta negli Abruzzi. Ciò che colpisce nella descrizione sono soprattutto i particolari del luogo nonché delle usanze un tempo diffuse in quel paese.

Il comune di Capracotta  faceva parte, all’epoca, degli Abruzzi che comprendevano le attuali regioni di Abruzzo e Molise.

C’è un episodio descritto nel romanzo in cui il “cappellano”, rivolto al “tenente Frederic” che si appresta ad andare per alcuni giorni in licenza, dice: «Mi piacerebbe che vedesse gli Abruzzi e andasse a trovare i miei a Capracotta […] C’è buona caccia. La gente le piacerebbe e anche se fa freddo è asciutto e sereno. Potrebbe stare coi miei. Mio padre è un famoso cacciatore.»3. Al rientro dalla licenza però il protagonista del romanzo dice: «Quella sera a mensa sedetti accanto al cappellano che fu deluso e si offese d’improvviso perché non ero andato negli Abruzzi. Aveva scritto al padre che sarei andato e avevano fatto dei preparativi. Rimasi male quanto lui e non riuscivo a capire perché non ci fossi andato. […] Avevo desiderato andare negli Abruzzi. Non ero andato in nessun posto dove le strade fossero gelate e dure come il ferro, dove vi fosse freddo sereno e asciutto e la neve fosse asciutta e farinosa e sulla neve peste di lepre e i contadini che si levassero il cappello e vi chiamassero signoria e ci fosse una buona caccia»4.

 Più avanti poi, riferendosi al “cappellano”, aggiunge: «Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l’altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene, ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c’erano le trote nel torrente sotto la città. Era proibito suonare il flauto la notte.»5.

 In una lettera dall’Italia dell’undici novembre 1918, indirizzata alla famiglia, convalescente dall’intervento per le ferite riportate a Fossalta Hemingway scrive: «Terminate le cure sono stato invitato da un Ufficiale italiano a prendere due settimane per la caccia e la pesca alla trota nella provincia degli Abruzzi.».6

 Nel libro di Peter Griffin “Hemingway-The early years”, leggiamo: «Quando Hemingway scrisse di Capracotta, Hadley [Hadley Richardson, la prima moglie] disse: Non c’è  posto migliore per lavorare e mantenere il fisico in forma»7; più avanti ancora Hadley aggiunge: «La prossima primavera avrebbe fatto un salto in Abruzzi, disse Ernest, con un ufficiale italiano, Nick Neroni, per la caccia al fagiano e al coniglio e la pesca in un fiume ricco di trote.8

In un’intervista concessa poi da Hadley a Peter Griffin e pubblicata sul settimanale Panorama dell’8 settembre 1985 dal titolo “Documento: Scoop storico-letterari con Ernest Hemingway”, dice: «Ernest amava molto l’Italia, dove pensava di trasferirsi stabilmente». Dove? «Negli Abruzzi, di cui avvertiva una specie di fascino primigenio».

Successivamente Hemingway, tornato in America¸ il 21 luglio 1921 da Chicago scrive a Grace Quinlan [un’amica]: «Andremo a Napoli [con Hadley, in viaggio di nozze] e staremo lì finché non arriverà il caldo della primavera. Suppongo a Capri e poi negli Abruzzi. Probabilmente a Capracotta. C’è un bel torrente per le trote lì, il Sangro, il campo da tennis ed è a 1.200 metri sopra il livello del mare, il posto più bello che tu abbia mai sentito. Ho tutte le notizie sui prezzi eccetera dal mio miglior amico, Nick Neroni, che è appena arrivato qui. Siamo stati insieme in guerra e se ne è rimasto un po’ con me e mi ha dato tutte le informazioni. Lui tornerà in primavera e ci organizzerà tutto».9

Una curiosità infine arricchisce la storia; correva voce a Capracotta, nel secondo dopoguerra, che lo scrittore fosse venuto in visita al nostro paese. A tale riguardo infatti la signora Nicolettta Conti (Culetta, 1883/1958, moglie di Vincenzo Ianiro) raccontava di un “giovane inglese, bruno” che aveva soggiornato brevemente a Capracotta negli anni venti, primo dopoguerra.

Hemingway aveva forse tenuto fede alla promessa fatta a Padre Placido?

Dalla lettura dell’epistolario risulta che Hemingway è stato più volte in Italia (1918, 1921, 1922, 1923, 1927, 1948, 1954). Oltre ad aver ripercorso i luoghi della sua esperienza bellica aveva visitato quasi tutte le città più importanti: Aosta, Torino, Milano, Trento, Verona, Vicenza, Trieste, Venezia), il Garda, Cortina d’Ampezzo e poi giù attraverso Genova,  Rapallo, Firenze, Siena, Pisa, le Necropoli etrusche, Roma, Napoli, fino a Taormina. Non risulta sia mai stato negli Abruzzi!

Ma al fine di fugare ogni dubbio in proposito ci siamo rivolti alla “Fondazione Hemingway” negli USA; Michael Kim Roos, Professore Emerito di Inglese all’Università di Cincinnati Blue Ash College (Ohio) ha confermato che Hemingway non è mai stato negli Abruzzi».

Capracotta negli Abruzzi: una promessa dimenticata!

                                                                                                                       Vincenzino Di Nardo

  

1   Capracotta e la Memoria della Grande Guerra (1916 – 2016).

   (Consultabile sul sito del “Comune di Capracotta” sotto la voce “Pillole di storia”).

E. Hemingway, Addio alle armi, Oscar Mondadori, aprile 1965

Ivi, libro II, p.14

Ivi, libro III, p.18-19

Ivi, libro XI, p.74

6,The Letters of Ernest Hemingway, Volume 1, 1907-1922, The Cambridge edition, Sept. 2011

7P. Griffin, Along with youHemingway, The early years, Oxford University Press, 1985, p. 97

8Ivi, p. 192

9E. Hemingway, Selected Letters 1917-1961, The Ernest Hemingway Foundation, 1981

   Edited by Carlos Baker, p. 51

NOTA

Nick Neroni: Beato Nicola Maria, nato a Pietrabbondante il 28-12-1895, emigrato all’età di 8 anni negli USA, tornato in Italia ed arruolato per il conflitto in atto, Ufficiale di fanteria, pluridecorato. Conosciuto da Hemingway a Milano, entrambi in convalescenza per ferite di guerra, diventato poi  suo grande amico.