Panorama di Capracotta. Foto: Paolo Dell’Armi
Il paese nel quale vivo si chiama Capracotta e, per chi non lo sapesse, esso è situato in alto a 1421 m. sul livello del mare. Siamo appollaiati su un cuneo, là dove il Molise entra in Abruzzo, tra le province di Chieti e dell’ Aquila. La maggior parte degli italiani ignora che cosa sia o dove esattamente sia questo bellissimo angolo d’Italia, in cui dai picchi più alti e più aspri si scende poi dolcemente verso il mare Adriatico. Noi molisani siamo abituati a questi “lapsus” e ormai, quasi tutti ce ne siamo spiegati il “perché”.
Tornando al borgo (Capracotta) un tempo era ricco e fiorente per l’intensa “contaminatio” con la confinante e ricca Puglia, col traffico delle greggi, con la massiccia transumanza che vedeva impegnati quasi tutti gli esseri umani di sesso maschile per questo lungo viaggio che li avrebbe portati per molti mesi dell’anno lontani dalla famiglia giù nelle pianure del Tavoliere.
Il paese è bello, ricostruito dopo la guerra, che qui è passata con tutta la sua crudezza e morte; è ricco di verde, di panorami maestosi, di fontane scroscianti, di montagne altissime, nei cui anfratti è possibile, ancora d’ estate, trovare la neve (le nevere), di pascoli sconfinati, di abetaie, di sentieri tortuosi. Gli abitanti (700 -800) sono persone forti che ben tollerano le intemperie, i rigori, le nebbie, i venti impetuosi, le tormente nevose che tutto cancellano dalla visuale.
I gerani ai balconi, le strade pulite, le panchine lungo i margini delle strade, la villa comunale che è un tripudio di colori, il belvedere da cui l’occhio spazia verso l’Abruzzo della Maiella e di Roccaraso, o verso il dolce paesaggio del Molise, fino al capoluogo e oltre, con tante luci occhieggiati qua e là, è un luogo da visitare, da gustare, da ammirare.
A 20 Km da qui c’è il mio bel paese, Agnone, il borgo dell’anima, da me amato con struggente nostalgia. Ne parlerò un’altra volta.
Maria Delli Quadri