Qualche amico mi ha chiesto se io soffro o sono contenta per il silenzio che è tornato da dominatore sui nostri luoghi. Non esprimo giudizi su questo stato di cose. I nostri paesi vivono da molti anni tra fasi alterne di allegria e trasgressione ad altre di cupezza e di silenzio totale che avvolge il mondo e gli toglie ogni parvenza di vitalità e di allegria . Ben lo sappiamo tutti noi che siamo rimasti: quello dell’estate è un fuoco di paglia che altera la fisionomia dei borghi e crea illusioni negli sprovveduti. Sono troppo vecchia per sentimi tradita nelle attese come la “donzelletta” del “SABATO DEL VILLAGGIO”, né tanto pessimista da pensare che i nostri paesi debbano morire di consunzione.
La natura umana ha mille risorse e chi se la sente di negare che prima o poi, più poi che prima, le cose potranno cambiare?
Il mondo poggiato sulla macchina è allo stremo, le città scoppiano, i fiumi straripano e uccidono. Chi sa se queste brutture faranno rinsavire?
Chi vivrà vedrà.
Maria Delli Quadri