Da un po’ di tempo gira per Capracotta un volpino che non teme l’uomo e spesso lo si puo’ vedere che giocherella nella villa comunale, sul belvedere nei pressi della chiesa madre e non teme la presenza dell’uomo, anzi gli gira intorno, agitando la sua coda a mo’ di vessillo. La notizia viene sussurrata, riportata, accettata come impossibile; ma una cosa è certa: la persona che l’ha vista alla villa è degna di ogni fiducia e non si è sbagliato, perchè nellesue lunghe escursioni e passeggiate in montagna, più di una volta ha avuto modo di fare incontri di questo genere.
Il quartiere antistante alla chiesa madre è quasi del tutto disabitato. Ci abita Concetta che assiste, quando puo’, un gatto randagio: dalla sua finestra vola qualche ossetto,un boccone di pasta avanzata dal suo piatto, un pezzettino di pane, un cencio di carne col grasso, scartato dalla donna. Il gatto attende e, quando il pranzo vola dalla finestrella, un po’ alla volta, lui è già in attesa e gusta tutto con grande ingordigia.
Il movimento ripetuto tutti i giorni è stato notato dalla volpe appollaiata sul muretto del belvedere. Piano piano l’animale ha guadagnato terreno, un passo dopo l’altro, si è accostata, ha assistito alla consumazione del pasto, poi, un bel giorno, con un balzo ferino, si è buttata a pesce e ha cercato, anche lei di gioire delle leccornie. Non ha avuto fortuna perché il felino l’ha aggredita, l’ha graffiata, l’ha ferita con le unghie proprio da esemplare, le ha fatto uscire il sangue dalla bocca, dal naso, dalle orecchie. Il controllo del territorio è stato appannaggio del gatto, la difesa del cibo altrettanto.
Nelle favole, anche quelle antiche, la volpe è sempre stata il simbolo della furbizia; ma di fronte alla aggressività felina nulla essa ha potuto.
Non so poi come è finita: mi piacerebbe sapere che i due animali sono diventati amici.
Maria Delli Quadri