Il razzismo degli smemorati è il titolo della sesta ed ultima puntata dedicata al tema della discriminazione contro gli emigrati italiani de “La difesa della razza”, il reportage-inchiesta di Gad Lerner, in onda in prima serata su Rai3, domenica 27 maggio, alle 20.30, a ottant’anni dalla promulgazione delle Leggi Razziali in Italia.
Il viaggio di Lerner parte da Marcinelle, in Belgio, dove sorgeva la miniera del Bois de Cazier. Nel 1956 nelle sue gallerie hanno perso la vita 262 minatori, 132 italiani. Gli fa da guida Urbano Ciacci, uno dei sopravvissuti alla strage: insieme ad altri minatori scampati al disastro si è battuto contro la realizzazione di un parcheggio sotterraneo e di un centro commerciale sul luogo della tragedia, che oggi custodisce un museo e la memoria di quei fatti. Ciacci racconta la sua storia di immigrato in Belgio a soli 17 anni e la vita degli italiani a Marcinelle, che vivevano in baracche senza acqua né riscaldamento, le stesse usate come alloggi dei campi di prigionia dei polacchi, parla degli amici perduti nella strage, della solidarietà che legava lavoratori migranti giunti da tutto il mondo per scavare carbone: “In miniera siamo tutti neri”.
Catia Porri ha 67 anni, vive a Zurigo e da sempre è impegnata nel sociale contro ogni forma di discriminazione e di razzismo. A Lerner racconta la sua storia di bambina, una tra i tanti cosiddetti “figli proibiti”: i bambini fantasma dei lavoratori italiani stagionali cui era proibito portare con sé i figli per una norma del 1934 in vigore fino al 1996. Per tre anni Catia ha vissuto chiusa in una stanza di una mansarda, senza finestre, senza scuola, senza far rumore per paura che i vicini di casa, svizzeri, ne denunciassero la presenza. Aveva undici anni, come Egidio Stigliano, un altro ex bambino fantasma che ha trascorso l’infanzia nascosto in una casetta in un bosco, che ricorda la condizione degli emigranti del nostro paese fino a non molti anni fa in Svizzera, in un tempo in cui i bar affiggevano cartelli con il divieto di ingresso agli italiani.
Dalla Svizzera a Colonia, nella piazza che fu teatro delle aggressioni da parte di centinaia di giovani immigrati contro donne tedesche nella notte di Capodanno 2016, luogo simbolo ha diviso la società tedesca e ha dato fiato ai movimenti contrari alla politica di apertura ai profughi della cancelliera Angela Merkel. Lerner incontra Tommaso Pedicini, caporedattore di Radio Colonia, nata nel 1961 come voce dei connazionali emigrati in Germania che racconta come venivano trattati gli emigrati italiani negli anni ‘60 e ‘70. Al Bar Italia ‘90 e ai cancelli della Ford Lerner parla con i vecchi lavoratori italiani delle prime ondate migratorie e con gli operai di oggi: molti sono arrabbiati contro i nuovi immigrati. Non vogliono fare sacrifici, non rispettano le regole, noi non eravamo così, dicono. Giovanni Pollice, figlio di emigranti, è presidente di Mano Gialla, l’associazione nazionale dei sindacati tedeschi contro la xenofobia e il razzismo. Figlio di emigranti, ricorda la storia della sua famiglia, la diffidenza verso gli italiani, le umiliazioni subite, a partire dalla visita medica di una speciale commissione tedesca insediata a Verona che autorizzava a varcare il confine solo lavoratori di sana e robusta costituzione.
Perché così spesso chi ha subito l’ostilità diventa a sua volta ostile? Perché chi è stato discriminato diventa xenofobo e razzista verso i nuovi arrivati? Lerner ne parlerà anche con il giornalista Gian Antonio Stella autore de “L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi”, noi italiani, espatriati illegalmente a centinaia di migliaia e vittime di stereotipi infamanti.
A Macerata, nei giorni del processo a Luca Traini, accusato di strage aggravata da razzismo, Lerner intervista lo psichiatra Giovan Battista Camerini, incaricato della perizia dalla difesa, che cerca la semi infermità mentale per il pistolero della sparatoria del 3 febbraio. Dunque il razzismo avrebbe a che fare con la malattia psichiatrica? Conosceva Traini l’ex coordinatore provinciale di Forza Nuova, fondatore di Macerata ai maceratesi, Tommaso Golini, intervistato da Lerner: il gesto di Traini è da condannare ma c’è esasperazione, gli italiani sono trattati peggio degli immigrati, è la sua tesi. Conosceva Traini anche Stefano Casulli, che fa l’educatore e ne tratteggia il personaggio. Frequentavano la stessa palestra, aveva atteggiamenti border line che Casulli aveva segnalato, stupisce che tutti abbiano fatto finta di nulla.
Al Museo Lombroso di Torino Lerner intervista il criminologo Adolfo Ceretti: l’antropologia può spiegare i comportamenti criminali? A Milano l’incontro con Vittorio Feltri, cui Lerner chiede conto dell’uso del linguaggio politicamente scorretto, tanto usato negli anni ‘30, dello sdoganamento espressioni e concetti razzisti per lungo tempo banditi. La puntata si conclude con un’intervista a Liliana Segre, senatrice a vita e superstite di Auschwitz, preoccupata per i crescenti richiami dell’oggi ad un passato di orrori già visti nel passato e per l’indifferenza con cui sempre più spesso ci rapportiamo alle manifestazioni di razzismo nei confronti di chi percepiamo come diverso.
La difesa della razza è un programma di Gad Lerner e Laura Gnocchi con Francesco Esposito e Liviana Traversi. Produttore esecutivo Elena Milani. Regia Stefano Obino.
Fonte: Ufficio stampa Rai