Questa foto scattata in piena estate ritrae Via San Giovanni, che appare acciottolata e piena di luce e di sole con all’orizzonte “Monte Cigliune” (Monte dei grandi uccelli) e la Uardata (il pascolo: vado a uardà le vacche significava vado a pascolare le mucche); in fondo c’è la monumentale fontana pubblica sormontata, al centro, da una meridiana di fine Ottocento con ai lati, a destra la Chiesa di S. Giovanni e a sinistra un vicoletto.
ll nome di questo vicoletto che dà verso i “Retiaglie”(dirupi) è legato ad una bella storia: una famiglia abitava verso la fine di questo anonimo vicolo e, in un inverno, per cena la donna di casa aveva preparato la polenta con alcuni pezzi di guanciale in un piccolo paiolo; appena cotta e per farla raffreddare più rapidamente pose il paiolo sull’uscio di casa, su un cumulo di neve; proprio quando uno dei figli aprì il portone per recuperare la cena, un lupo affamato stava lappando nel paiolo; il rumore dell’uscio che si apriva lo spaventò e nella precipitosa fuga si ritrovò la testa infilata nel manico del paiolo; corse via con quella strana collana fino a quando non scomparve nel vicolo. La famiglia restò senza cena e senza paiolo e il vicolo da allora fu denominato “uade de re cuttriéglie” (guado del piccolo paiolo). Quando a primavera tutta la neve si sciolse, il paiolo fu ritrovato sotto a “re retiaglie”.
La fontana in pietra viva che campeggia imponente fu costruita nel 1890 e agevolava l’approvvigionamento idrico agli abitanti di San Giovanni; infatti per attingere acqua potabile, incombenza delle donne, occorreva recarsi o al fontanino a muro (ancora esistente) nell’attuale via Roma sotto la Chiesa Madre o al “pelone” (che non c’è più) verso il cimitero vicino alla casa “de Trasciotta”.
Nella foto si notano anche diverse “racane” (robusti teli di canapa) stese al suolo dove sono posti ad asciugare i legumi da poco raccolti: fagioli, ceci, lenticchie e “revéglie”.
Un ragazzo quasi trascina un bimbo, un adulto osserva qualcosa, alcune donne stanno attingendo acqua dalla fontana, un cavallo legato all’anello di ferro infisso nel muro di una casa, si riposa in attesa di ripartire per i lavori agresti.
Non sono presenti uomini che, per la stagione in atto, sono certamente impegnati nei campi per la mietitura delle messi od occupati a seguire gli animali al pascolo.
Sono visibili, altresì, sulla strada diversi bambini che si trastullano in un’atmosfera di aria tersa e di piacevole calore estivo. Il loro modesto abbigliamento è in netto contrasto con quello elegante dei due fratelli, Giovanni e Giulia Paglione che, al centro della strada, incedono verso “capaballe”.
Felice Dell’Armi
Dal volume “Capracotta 1888 – 1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione”, stampato dall’Associazione “Amici di Capracotta”