«Piantiamo alberi e pratichiamo concerti di campane e cortei multicolori»

Sempre più spesso assistiamo sia al cambiamento di Clima con frequenti e violente bombe d’acqua -e molti scienziati parlano di tropicalizzazione del clima mediterraneo-, sia a fenomeni sempre più gravi di inquinamento dovuto a molti fattori, in primis per l’utilizzo dissennato del territorio e delle risorse-doni che la natura ci offre. Questo a livello mondiale, europeo, italiano e Molisano. In prima fila nella denuncia di questa situazione c’è il Papa delle/i Cristiane/i, Francesco, che invita a vivere con la massima attenzione ogni gesto e scelta sia privata che pubblica. In vista delle festività natalizie invito a riflettere su queste due apparentemente piccole proposte ma di grande valore simbolico e pedagogico sia per l’infanzia ma anche per tutti gli uomini e le donne. Mi riferisco a due abitudini che vanno avanti per inerzia, e cioè l’esposizione di Abeti nelle piazze di paesi e città e lo scoppio dei Botti e i fuochi d’artificio.

Piantiamo Abeti. Invece di tagliarli.

L’anno scorso sono venuto a conoscenza – sotto il continuo parlare dell’Abete messo in piazza Venezia a Roma, “Spelacchio”- che il Comune di Roma fece arrivare un Albero dall’Abetina di Pescopennataro. Il tutto venne a costare sui circa 50 mila euro -e mi auguro di aver letto male. Per vedere cosa? Un Albero in agonia.

Nel piccolo, anche a Capracotta ove risiedo. E noto che vengono esposti per il paese altri piccoli Abeti che poi, senza radici, vengono buttati e questo mi addolora molto. Mi chiedo e auspico l’apertura di un dibattito su questo tema: “non possiamo far si che trasformiamo una tradizione consolidata fondata sull’incoscienza delle conseguenze sia per il bosco, che per l’albero singolo e con costi anche notevoli se non enormi in una festa non solo a impatto zero ma foriera di grande educazione ecologica salvaguardando l’aspetto simbolico e ludico-spettacolare?”

In questi anni come scuola eco-conviviale Vivere con Cura abbiamo elaborato queste proposte e invito-invitiamo tutte/i a intervenire su questi argomenti.

Per prima cosa vedrei bene che nei mesi precedenti il Natale, realtà come Il Giardino della Flora Appenninica in collaborazione con associazioni ambientaliste come Legambiente, Alberi Molise e le Amministrazioni dell’Alto Molise promuovano incontri con le scolaresche e le popolazioni per insegnare a conoscere gli Abeti (e anche altri Alberi, in passato agli inizi di Ottobre c’era la Festa degli Alberi che secondo me andrebbe rilanciata e forse il periodo ideale sarebbe proprio questo delle feste di Natale-Capodanno-Befana) e a piantarli insieme, all’inizio dentro vasi ( l’ideale di Terracotta realizzati insieme sotto la guida, per esempio, di esperte/i ceramiste/i -ce n’è uno a Capracotta- e a Vinchiaturo, in Molise, c’è un centro molto valido il cui responsabile è stato un insegnante di educazione artistica). Per poi piantumarli. E piantarne tanti, il più possibile (e suggerirei la visione e proiezione pubblica del film animato: “L’uomo che piantava Alberi”), anche perché in tante parti del mondo si continua a disboscare sempre dissennatamente oppure foreste distrutte  da incendi o bombe d’acqua (nubifragi nel Bellunese). E infine dislocarli per il paese o quartiere. Anche per questo altro motivo: dalla Medicina della Foresta studiata anche scientificamente in Giappone da circa tre decenni è emerso che a noi umani respirare le molecole, chiamate Terpeni, prodotte dagli Alberi (in particolare le Aghifoglie, in primis gli Abeti e soprattutto i più Anziani, e vengono utilizzate per trasmettersi tra di loro tante informazioni) fa tanto bene sia per il sistema immunitario che nervoso. E l’ideale è recarsi nel centro-cuore di boschi e foreste, vicino agli esemplari più longevi e sostarci per almeno tre ore facendo anche esercizi di respirazione profonda per avere i massimi benefici. Dopo le conifere ci sono le latifoglie, in particolare i Faggi. E nell’alto Molise abbiamo che Pescopennataro è ricco di Abeti Bianchi e Capracotta di Faggi. Anche il Meleto Biologico di Castel del Giudice può svolgere questa preziosa funzione.

Ma non tutte/i possono andarci e/o andarci spesso e così sarebbe bene creare sempre più zone ove piantarli con i dovuti accorgimenti e competenze (per esempio l’abbattimento del milione e mezzo di Alberi in Trentino è dovuto anche perché era una Monocoltura forzata a fini soprattutto economico) nei paesi o quartieri di città. E in occasione delle feste mettere nella/e Piazza/e non un esemplare enorme ma per esempio dieci piccoli Alberi di Abete -e possibilmente in cerchio-, in vasi, che poi possano essere interrati e non buttati.

E in particolare si dovrebbe far notare che così facendo si promuove l’amore per la vita e la Natura e la capacità di agire ed essere-diventare anche contadina/o piantatore/trice. Invece l’usanza del taglio di un grande o grandissimo esemplare con conseguente agonia -anche se poi si dice che quel legno sarà usato per la realizzazione di oggetti- va in direzione opposta.

Una obiezione a questo riguardo è che siamo abituati ai grandi Alberi. E anche questo andrebbe messo in discussione. E cioè che la cultura occidentale, ma non solo questa, ha sempre impostato progetti e visioni improntate al Grande, al Faraonico, all’Opera mozzafiato, anche in ambito religioso, senza badare sia ai costi umani e economici e ecologici sia al veleno insito nello spingere sempre e sempre più al Gigantismo, alla Velocizzazione in qualsiasi ambito e la vicenda del crollo del ponte di Genova o lo spettro della Demenza Digitale in particolare tra i giovani sono solo due esempi.

Perché non rimettere in discussione, ora in tempi devastanti-apocalittici, un simile approccio in qualsiasi ambito?

E se proprio vogliamo fare un qualcosa di “spettacolare” perché non si lancia un concorso per la realizzazione di tanti Alberi “vicari” fatti cioè con materiale di riciclo come si è già iniziato a fare in diversi quartieri di Città? Per esempio a Capracotta ogni anno si buttano Sci ormai desueti, perché non farne “opere” d’arte anche se solo estemporanee? Oppure realizzare e far realizzare bei disegni su Carte da parato (che sempre più si buttano perché sempre meno si adoperano) o cartoni? E poi le si srotolano dalle finestre e balconi (tempo permettendo) e poi si riavvolgono, dando la possibilità alla fantasia di bambine/i di volare? Provate a immaginare un paese pieno di piccoli Abeti naturali, Abeti-opere di riciclo e disegni colorati sparsi per ogni dove. Con tanto di premiazione e festa.

Altra obiezione: e il Comune di Pescopennataro a cui tiene molto alle entrate da taglio di Abeti per il Vaticano e altri paesi non avrebbe un grosso danno economico? Una proposta è di trasformare come dicevo l’attività di taglio e trasporto in opportunità di educazione ambientale -sviluppando il vivaismo degli Abeti- e far conoscere i benefici della respirazione dei Terpeni con anche soggiorni da organizzare in zona. E credo che Papa Francesco e il Comune di Roma dovrebbero comprendere e riflettere su queste problematiche altrimenti è un controsenso parlare e straparlare di ecologia e di mali del mondo e poi non essere conseguenti. A partire dai piccoli gesti.

Baraonde festanti invece di Botti e Fuochi d’artificio di fine anno e per feste religiose, laiche pubbliche e private.

Ogni volta che ci sono i botti il mio cuore va in fibrillazione. Uno stress sonoro che si ripercuote per tutto il corpo. Un conto è ascoltare il canto di uccelli o lo scorrere di un ruscello e altro conto è essere investiti da un rumore terribile che ricorda tanto i bombardamenti e la guerra. E fa tanto male anche alle nostre orecchie sempre più sotto pressione per i mille messaggi di propagande di ogni genere. In questi ultimi anni sempre più ho sentito voci critiche verso questa usanza dalle origini militari e della decadente nobiltà che aveva sempre bisogno di fare un qualcosa di eclatante e roboante. Pensiamo ai Caroselli e le “giostre” in cui si rischiava la vita propria e dei cavalli (vedi Palio di Siena) per affermare e riscattare il cosiddetto “onore”.

E in passato quando c’erano con me cani o gatte/i il boato degli scoppi li faceva tremare e stare nascosti per più giorni. Danno ancora maggiore nell’ l’Alto Molise, ove ci sono allevamenti di animali e a detta degli addetti ai lavori ne soffrono tanto.

E che dire dei costi anche economici? In pochi minuti si dilapidano 5-10 e più mila euro.

E che dire che tutti gli anni salta qualche fabbrica di petardi e fuochi d’artificio?

Si obbietterà: ma ogni tanto un eccesso ci vuole.

E allora apriamo la discussione e ricerca. Per esempio perché non far suonare tutte le campane in contemporanea -sempre senza superare i limiti? Oppure invitare bambine/i a costruire/rsi strumenti musicali con materiale di riciclo e fare sfilata caotica-rumorosa per il paese o quartiere e vestiti a tema? Per esempio imitare l’ Abete…

E per i fuochi d’artificio? Perché non stendere nella Chiesa Madre o in edificio pubblico un bel telone e proiettarci -anche per ore- i fuochi d’artificio che sono stati fatti in passato in ogni zona del mondo? Facilmente si può trovarli su internet e intanto si può chiedere anche un’offerta da dare a un/a o più giovani che allestirebbero la serata?

Per concludere: apriamo la discussione per trovare soluzioni ecologiche a queste due problematiche che ritornano prepotentemente ogni anno in vista del Natale e Capodanno ma che emergono più volte l’anno per feste pubbliche o private.

Antonio D’Andrea

Segretario del Circolo Irene e Lucia di Milione di Vivere con Cura a Capracotta