Zio Giovanni Falcone sposò dopo la seconda guerra mondiale Zia Angiolina, sorella di mia madre. Della sua esperienza militare ha lasciato una testimonianza autografa che trascrivo integralmente:
«All’età di 19 anni sono stato chiamato dal distretto militare di Campobasso per sottopormi ad una visita, uscendo idoneo. Mi mandarono a Macerata nelle Marche, dove facevo parte del 9° autocentro; dopo un periodo di tempo mi trasferirono a Trani (Bari) ed essendo in grado di fare il falegname e meccanico mi misero nell’officina militare. Purtroppo nel riparare un camion mi ruppi un piede e di conseguenza sono stato prima ricoverato per 15 giorni nell’ospedale di Bisceglie (Bari) e poi mandato in convalescenza a Capracotta, nel Molise, mio paese nativo. Ritornato a Campobasso, passai di nuovo la visita di controllo risultando nel migliore dei modi. Fatto questo mi rimandarono a Bari, ma i miei amici, nel frattempo, erano partiti per la guerra in Grecia ed in Albania. Mi mandarono in Sicilia, dove arrivarono gli Americani e gli Inglesi, mi fecero prigioniero e mi mandarono ad Orano in Algeria. Lì mi rinchiusero in un campo recintato e sorvegliato, per 3 mesi senza tende, sotto il sole cocente dell’Africa e il freddo notturno del deserto; con una sola borraccia d’acqua e con pochissimi viveri. La notte per ripararci, insieme ai miei amici ci coprivamo con la sabbia ed il giorno per lavarci e per bere di più, facevamo delle buche nella sabbia sperando di trovare l’acqua del mare, che in seguito mi rovinò gli intestini. Dopo alcuni mesi gli Inglesi e gli Americani ci costrinsero a mettere la firma di collaborazione con le truppe alleate e partecipammo alla campagna di Liberazione della Francia. Sbarcammo a Marsiglia e attraversammo tutta la Francia fino a Parigi e poi ci mandarono in Germania. I miei familiari, per ben 18 mesi non ebbero nessuna mia notizia , a tal punto che credevano che fossi morto. Finalmente nel novembre 1945 ritornai nel mio paese, che era tutto distrutto…. Con tanta volontà e tanta fatica noi cittadini di Capracotta ricostruimmo tutte le case, facendo risorgere il paese…».
Domenico Di Nucci
Dal volume “I Fiori del Paradiso”