Carmenitte, Giulio Conti e il cane

Carmine Fiadino detto Carmenitte, nome d’arte Petracca, come tutti i capracottesi del suo tempo faceva un poco di tutto pur di guadagnare da vivere: contadino, falciatore, boscaiolo e carbonaio. Inevitabilmente d’inverno si univa ad una squadra di carbonai che si recava quasi sempre in Puglia. Nel 1930 in primavera  la squadra con cui lavorava aveva completato il lavoro in un bosco pugliese quando incontrò Giulio Conti, nome d’arte Giù Giù, che appassionato di caccia era andato in Puglia per cacciare palmipedi; scambiarono quattro chiacchiere e al momento di salutarsi a Carmenitte venne proposto da Giulio di ricondurre a Capracotta il suo cane da caccia, visto che tornava a Capracotta lungo il tratturo.

Ottenuto il consenso gli diede cinque lire per le spese, raccomandandogli di farlo mangiare una sola volta al giorno a base di bistecca e pasta cucinata. Partì Carmenitte e dopo una mattinata di cammino si fermò verso mezzogiorno ad una  taverna per far mangiare il cane; ordinò un piatto di minestra e una bistecca; era da tempo che non mangiava un pezzo di carne e un piatto di pasta; la dieta dei carbonai era sempre a base di minestra, pezzetto di guanciale fritto e una fetta di pane raffermo. Così  all’ultimo momento buttò un pezzo di pane al cane e mangiò avidamente la pasta e la bistecca. Il cane preferì digiunare e Carmenitte raccattò il tozzo di pane e lo ripose nella bisaccia. Al momento di pagare il conto si accorse anche che, se avesse voluto tener fede alla consegna, avrebbe speso quasi tutto il denaro che  Giulio gli aveva dato solo per alimentare il cane! E così il giorno dopo mangiò solo un piatto di minestra e  buttò di nuovo il  pezzo di pane al cane che questa volta si accontentò. E cosi per gli altri sei giorni di viaggio. Il cane sottoposto a quella ferrea dieta, costretto a seguire Carmenitte per il tratturo, perse anche quel filo di grasso che lo appesantiva e si ripresentò in forma splendida al padrone. Giulio si complimentò con Carmenitte e sorrise soddisfatto; aveva avuto  alla bella idea ad affidargli il cane: il viaggio in treno fino alla stazione di Capracotta-San Pietro Avellana e  la spesa per alimentarlo sarebbero costati di più di quanto aveva dato a Carminitte! E così soddisfatto si mise a tavola  e mangiando mangiando, gli cadde un pezzetto di pane; subito il fido cane, senza esitazione,  lo addentò  scodinzolando. Scoppiò in una fragorosa e interminabile risata, gli altri commensali stupefatti si guardavano senza capire … Giulio ripeteva «Carmenitte, Carmenitte» e  continuava a ridere a crepapelle! (Liberamente elaborato da un aneddoto  che mi ha riferito Antonio Di Nucci).

Domenico Di Nucci