Le fontane di Capracotta nel 1889
A Capracotta l’unica sorgente con una distanza compatibile, una portata decente e una quota sfruttabile è quella del Macariéglie, posta nella Guardata ed ancora esistente. Come si procedeva per costruire un acquedotto con tronchi d’abete interrato? Per prima cosa si dovevano bucare i tronchi d’abete per farne dei rudimentali tubi. In dialetto capracottese, un particolare attrezzo per fare piccoli buchi era chiamato “verdelicchia”: se il tronco di abete, lungo circa 4 metri con un diametro di 40 centimetri e ben fissato, bastava una lunga “verdelicchia” con un diametro di 20 centimetri messa in rotazione da un manico lungo un metro, azionata da un robusto boscaiolo per creare un tronco-tubo. C’è anche da dire che da alcuni scavi sono stati recuperati tronchi forati, che hanno resistito per molti secoli sottoterra. La sorgente del Macariéglie posta a 1474 alimentava una sola fontana pubblica posta presso la casa, nel quartiere di San Giovanni, dei fratelli Gaetano e Raffaele Potena, figli di Marco. Infatti nel Libro delle Memorie è riportato un documento importante che vale la pena trascrivere integralmente:
«Il 27 0ttobre 1888, alle ore tre pomeridiane a futura memoria dei posteri va consacrato in questo libro delle memorie che oggi soprascritto giorno veniva fatta l’inaugurazione delle pubbliche fontane in questo Comune di Capracotta, le quali furono costruite nel numero di sette, cioè due a pietre lavorate ed a fabbrica nelle due estremità del paese, una alla Contrada San Giovanni e l’altra alla Contrada S. Antonio e cinque fontanini in ferro fuso, dei quali tre a colonnini, e due altri a muro in diversi punti dell’abitato, allo scopo di dare il maggior comodo possibile alla popolazione, massime né mesi d’inverno, che si era costretti di recarsi, con grave disagio e non senza pericolo, ad attingere l’acqua nell’unica fontana posta presso la casa dei germani Gaetano e Raffaele Potena fu Marco. L’inaugurazione avveniva fra la più grande gioia dè cittadini, non ostante che per ottenere cotanto beneficio, imposto dall’igiene e dalla progredita civiltà dei tempi, si fossero dovuti sobbarcare ad una spesa di lire Trentamila circa, di cui ventimila furono prese a prestito dal Governo (Cassa Depositi e Prestiti) e lire diecimila ricavate dalla tassa fuocatico, la prima volta applicata in concorrenza di altre imposte gravose, fra cui quella della progettazione della strada rotabile obbligatoria verso Sant’Angelo del Pesco. L’esecuzione della conduttura tutta in ferro fuso, la costruzione del serbatoio in località del Calvario, delle fontane e dei fontanini, veniva affidata all’Ingegnere Signor Emilio Major di Napoli ed all’Impresario di opere pubbliche Signor Enrico Rosati di Pescocostanzo. Per l’esecuzione di quanto sopra va data lode all’onorevole nostro concittadino, Commendatore Signor Nicola Falconi, Deputato al Parlamento Nazionale, Presidente del Consiglio Provinciale di Campobasso e consigliere Comunale, ed ancora agli amministratori Comunali del tempo e Membri della Giunta Municipale precisamente nelle persone dè Signori Conti Agostino sindaco, Conti Cesare, Campanelli Luigi, Falconi Giangregorio, e Conti Sebastiano assessori, coadiuvati energicamente nelle laboriose pratiche dal personale di segreteria nelle persone di Castiglione Costantino Segretario, Carugno Saverio e Vizzoca Francesco Vice-Segretari. Relatore Cesare Conti del fu Giovanni».
Questo documento suggerisce alcune considerazioni. Non ho avuto modo di visionare, se esiste, il progetto dell’ingegnere Major ma sembra che la sorgente Macariéglie alimentasse 4 fontane (le due in pietra e i due fontanini a muro) e la sorgente della Fonte Fredda alimentasse i tre fontanini. Non è riportato correttamente l’anno di inaugurazione che non era il 1888 bensì il 1889 perché, da un elenco dei Sindaci conservato nello stesso Libro delle Memorie, si deduce che Agostino Conti fu Sindaco da luglio ad ottobre del 1889. Nel 1890 fu costruita anche la fontana monumentale di San Giovanni, ancora esistente, la cui targa riporta il motto «NETTEZZA SALUTE CIVILTÀ». Le due fontane in pietra lavorata con abbeveratoio erano poste l’una a San Giovanni di fianco alla casa dei Carnevale (Tirasciotte), l’altra, all’estremità di Sant’Antonio, nel largo dopo la prima traversa a sinistra scendendo, della strada Santa Maria di Loreto; sono state rimosse nel secolo scorso. I fontanini a “colonnini” erano posti il primo sotto la Torre, il secondo sotto San Rocco e il terzo, unico rimasto e trasferito in Largo dei Sartori, lungo via Nicola Falconi tra la famosa Cantina di Zia Assunta Catalano e la casa dei famosi falegnami Paglione soprannominati ”Giuveddì”. Dei due fontanini a muro ne è rimasto uno solo posto in Via Roma, dell’altro si è persa la memoria.
Domenico Di Nucci