La prima citazione storica di Capracotta è contenuta nella donazione del 1040 del feudo di Vallesorda con la chiesa san Nicola, Monte Capraro e l’eremo di san Giovanni Battista al monastero benedettino di San Pietro Avellana. Il testo della donazione è giunto sino a noi perché è stato copiato in una delle prime pagine, purtroppo strappate, del Libro delle Memorie, una raccolta di trascrizioni di documenti antichi realizzate a partire dalla metà del Settecento dal cancelliere comunale Nicola Mosca e attualmente custodita presso l’archivio storico del Comune di Capracotta. Ignoriamo quando le prime pagine del Libro delle Memorie siano state strappate e perché; di questa pergamena del 1040, però, abbiamo fortunatamente la trascrizione inserita da Luigi Campanelli nel suo volume “Il territorio di Capracotta”, edito nel 1931.
Dalla pergamena apprendiamo che, nel 1040, Gualterio Borrelli, signore della città di Agnone e di tutte le sue pertinenze, dona al monastero di San Pietro Avellana la chiesa di san Nicola di Vallesorda con tutte le pertinenze e i diritti; inoltre nella donazione è compreso un mulino ed anche l’eremo di san Giovanni Battista che è sulla vetta di Monte Capraro. Nei confini del territorio donato, compare per la prima volta il nome di Capracotta, la cui fondazione è certamente anteriore al 1040.
Anche Erasmo Gattola nella Historia Abbatiae Cassinensis – Pars prima riporta la notizia della donazione del 1040 da parte di Gualterio, figlio di Borrello il vecchio, ma non la trascrizione della pergamena. Nello stesso testo però, con data 1069, è riportata un’altra pergamena con stesso contenuto ma con testo diverso in alcune parole.
Vale la pena trascrivere parte della pergamena, come riportata da Campanelli, perché sono citate località che, eccetto Monte Cavallerizzo, oggi dopo quasi 1000 anni hanno la stessa denominazione:
«… dono, trado et offero in Ecclesia beati Petri Apostoli, qui est in territorio sangretano in loco ubi dicitur Avellanensis, hoc est unam ecclesiam meam, quae habeo in territorio de suprascripto Anglono, quae est sita in Montecapraro, quae vocatur Sanctum Nicolaum de Vallesurda cum omnibus suis pertinentis et juribus; cum Heremo Domini nostri Jhesu in vertice Montis Caprarii positum et dedicatum est in honore Sancti Joannis Baptistae, cella dicti Sancti Nicolai subiecta ubi capitu Verrini vocatur… et molendino»
«… dono, trasferisco e offro alla Chiesa del beato Apostolo Pietro che è nel territorio sangritano nel luogo detto Avellana, (non solo) una mia chiesa che posseggo nel territorio del soprascritto Agnone che è in Montecapraro e che è chiamata San Nicola di Vallesorda con tutte le sue pertinenze e i diritti (ma anche) l’Eremo del nostro signore Gesù Cristo situato sulla vetta di Monte Capraro e dedicato a San Giovanni Battista; la chiesa (San Nicola di Vallesorda) è situata alle sorgenti del Verrino… e un mulino»
Descrizione dei confini:
«Confines de uno latere fons qui vocatur Spongya et vadit per ipsam serram de Monte Gnyponi, et vadit in vertice Montis Caprarii et vadit in ipsa finaita de descripto sancto Petro e vadit per finaita de Crapacotta et discendit in capite Verrini et revertitur in fine priori….»
«Confini: da un lato partendo dalla sorgente denominata Spogna, attraversando il bosco di Monte Gnyponi (Monte Cavallerizzo; nell’altra pergamena del 1069 è indicato come Monte Hoaipone) arrivano alla vetta di Monte Capraro e proseguono lungo lo stesso confine del descritto Monastero di San Pietro e seguendo i confini di Capracotta arrivano alla sorgente di Verrino e risalgono fino alla sorgente della Spogna…»
Nella stessa Historia è riportata parte di una pergamena del 1181 che riguarda la controversia sui confini del Casale di San Pietro di Vallesorda: davanti a Giovanni, giudice di Capua, compaiono frate Roffredo, preposto del Monastero di San Pietro Avellana, e i signori di Capracotta Tangredo, suo fratello e il nipote Rainaldo.
Domenico Di Nucci