Esecuzione di uno fratto durante la carestia (Foto: Irlandando.it)
Il 30 maggio 1879 il segretario comunale Sebastiano Vizzoca, già prevedendo giorni poco felici per tutta la collettività capracottese, descriveva efficacemente nel Libro delle Memorie un’invernata dolce con pochissime precipitazioni nevose e una primavera talmente piovosa da non consentire nemmeno la semina dei campi. Gli animali «pagliaroli» rimasti a Capracotta furono costretti a consumare le poche scorte di fieno restando chiusi nelle stalle per moltissimo tempo. Si avvicinava rapidamente quella che passò alla storia come la mini- carestia dell’Irlanda occidentale che investì anche altre nazioni con penuria di cibo e pessimi raccolti.
«In tutta l’Italia e per meglio dire in Europa così è corsa la stagione- scrive il Vizzoca-. Basta dire che nelle Locazioni in Puglia nei giorni 14 e 17 maggio le pecore si sono tenute chiuse nei capannoni senza pascolare. Dopo essersi fatte tante preghiere … per ottenere la serenità finalmente tal flagello pare che abbia avuto il suo termine ai 28 di detto mese (maggio) e da tal giorno si è Principiato l’orzo, le civaja (piselli, ceci, lenticchie, cicerchie, ndr), il granone e le patate. Io che conto gli anni 79 di età non mi ricordo una primavera così infame. Le pecore pagliarole non daranno in questo anno la lana maggiorina ma bensì quella giugnina e chi sa quando dovranno tosarsi.»
Lo stesso segretario successivamente (nel 1879?) annotava:
«Dopo una ostinata primavera piovosa e nevosa che ha perdurata fino a 28 maggio è subentrata una siccità tale da non ricordarsi da nessuno. Fino ad oggi 17 agosto, non è caduta una stilla d’acqua, tranne à 20 luglio, giorno in cui infuriando una tempesta cadde una grandinata che devastò i seminati, facendo più male che bene. In conseguenza di tale calamità tutti i generi che si dicono marzotici (seminati nel mese di marzo) sono andati perduti ed appena le patate danno qualche speranza di potersi raccogliere, ma però non prima di ottobre. L’acqua oggi è caduta in media temperatura della terra. Il raccolto di primitivo è stato da due, tre e non più di quattro per ogni tomolo di semenza. Solo le vigne si sentono cariche d’uva. In conseguenza di tutto ciò si prevede da oggi una miseria nel veniente inverno, mancando alla plebe il cibo proprio del granone, delle civaja, e delle patate. Coll’acqua caduta è da deplorarsi una vittima uccisa da un fulmine in persona di Bambina Venditto d’anni 21, figlia di Pasquale e di Filippa di Tella, che abitano nella casa Pettinicchio».
Domenico Di Nucci