La Tavola Osca: il “furto di paternità”

Correva l’anno 1848 quando, ai primi di marzo, in contrada Macchia, comune di Capracotta, località Fonte del Romito (o dell’Eremita), nel terreno di proprietà di Giangregorio Falconi (1818-1899) ed in prossimità della sua masseria, il bovaro di quest’ultimo, Pietro Tisone, nel corso di lavori di bonifica del terreno dal pietrame ed in vista della semina, portò alla luce una tavoletta in bronzo dello spessore di circa 5 mm, rettangolare, nove pollici per cinque ( cm 28 x 16,5), con iscrizioni da ambo i lati. La località Fonte del Romito, in territorio di Capracotta, è equidistante da Capracotta e da Agnone.

Il reperto fu consegnato al proprietario del terreno il quale, dopo qualche settimana, ricevette la visita di un suo amico (o forse compare) di Agnone, Francesco Saverio Cremonese (1806-1892),  medico, appassionato di archeologia, Sindaco per due volte e Consigliere provinciale, che in maniera non ancora completamente chiarita, ne fece un calco a fini di studio.

Qualche mese dopo comparve sul “Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica” un articolo a firma dello stesso Cremonese dal titolo “Notizia di una tavola di bronzo con iscrizione sannitica ed altre antichità della stessa data scoperte nelle vicinanze di Agnone”.1

La notizia destò grande scalpore nel mondo dell’Archeologia e richiamò l’attenzione di insigni studiosi italiani e stranieri; segnaliamo tra i primi G. Henzen e T. Mommsen. 2

Riferisce F. S. Cremonese che il proprietario del terreno, Don Giangregorio Falconi, è un suo amico di Capracotta; ma non dice che la “Tavola” è stata rinvenuta nel territorio di Capracotta.

Ciò che maggiormente colpisce poi nell’articolo di cui sopra è l’affermazione dell’Autore: “Se niente altro si fosse trovato in Agnone, mia patria, basterebbe solo questo monumento ad assicurarle un posto distinto nella topografia del Sannio” ed aggiunge che “ben altre cose possono ammirarsi in queste vicinanze …  Tali sono i residui di una città sannitica … e quelli di un sacro edificio della stessa data con antro probabilmente fatidico, de’ quali mai si trova alcun ricordo nella storia e nella tradizione”. Intendeva riferirsi alle rovine del vecchio insediamento sannitico sulla cima del Monte S. Nicola, in territorio di Capracotta (abbandonato, si dice, dopo la pestilenza del 1656 e raso al suolo dopo il violento terremoto del 1688) ed alla cosiddetta “Grotta di S. Nicola” ivi presente. (Nota 1)

Di conseguenza, grazie al dott. Cremonese, la Tavola con iscrizione sannitica prese il nome di “Tavola di Agnone” (Tabula Anglonensis).

Ad affermare la paternità di Agnone contribuì poi anche il fratello di Francesco Saverio, Domenico Cremonese (1817-1899), magistrato a Napoli, che nelle “Congetture sulla Tavola Osca di Agnone” 3,  scrive che “Il tempio sotto i ruderi del quale fu trovata la tavola di Agnone è posto al declivio di un vasto monte denominato La Macchia, sulla giogaia del quale e verso settentrione vi esiste l’ingresso di un antro fatto dalla mano dell’uomo con massi ciclopici. La regione … dove fu trovata la tavola di Agnone, si denomina Monte del Cerro”. (Nota 2)

Custode Carlomagno (1907-1992), rinomata scrittrice e stimata Preside agnonese, racconta che la Tavola “fu ritrovata verso il 1848 nella località rustica denominata Fonte dell’Eremita, in un podere del Sig. Giangregorio Falconi, nell’agro di Agnone”, e colloca la Grotta del Diavolo (Grotta di S. Nicola) “ in uno dei burroni di Monte Cerro, che prende parte alle alture che coronano la città di Agnone” .4

Evitiamo di soffermarci sulle descrizioni fantastico-favolistiche dell’antro fatidico (Grotta di S. Nicola), dove andavamo da ragazzi in tempi ormai lontani e dove ci siamo recati, con cuore ed occhi diversi, anche di recente; fanno fede le foto scattate all’interno nel 1986 e nel 2019.

Il “sacro edifico con antro fatidico che corre nelle viscere del monte per quasi un miglio”, che il Cremonese dice di aver percorso per circa la metà con fiaccole e nel quale lui e la Carlomagno (che stima il percorso in 220 metri) non credo siano mai stati, altro non è che una frattura della parete rocciosa della montagna la cui volta è sormontata da macigni incastrati tra le pareti. (Nota 3).

S. Squinabiol, geologo e geografo docente presso l’Università di Torino, nel 1903 ne ha fatto un’accurata descrizione che non lascia spazio a fantasie. 5

La “Tavola” in oggetto è incisa in alfabeto osco-sannita, va letta da destra verso sinistra e tratta dei culti in onore di Cerere, Dea della terra a della fertilità, all’interno di un recinto sacro a lei dedicato e  nel quale si veneravano complessivamente 17 divinità.

Lasciamo comunque doverosamente ad Altri l’interpretazione degli aspetti linguistici e religiosi.

Restando dunque sulla vexata quaestio della paternità della “Tavola”, scopriamo che il 30 settembre 1977, in occasione della costituzione dell’Archeoclub di Agnone, intitolato a F. S. Cremonese, nella “Comunicazione alla cittadinanza” Mons. Filippo La Gamba, Presidente, scrive che “Agnone e le sue adiacenze, nella mappa archeologica del Sannio pentro occupa una posizione di privilegio … circondata da insigni monumenti la cui rilevanza va crescendo man mano che proseguono gli scavi: i templi ed il teatro sannitico di Pietrabbondante, i templi italici di Vastogirardi e di Schiavi d’Abruzzo che fanno del Sannio la regione sacra degli Italici, il recinto sacro di Agnone tutto da riesumare e del quale faceva parte la Tavola Osca o Tabula Anglonensis rinvenuta nel 1848 in località La Macchia nei pressi della Fonte del Romito, cimelio che ha reso famoso Agnone presso tutti gli studiosi di archeologia e che Devoto ha definito il massimo monumento della Religione del popolo Sannita. … ed egli [F.S. Cremonese] si impossessò immediatamente della scoperta, l’additò agli studiosi.” 6

Capracotta è stata messa all’Indice!

Remo de Ciocchis, uno dei più assidui ed appassionati studiosi agnonesi della “Tavola”, scrive “La Tavola di Agnone”. 7

Nel pregevole numero speciale della Rivista ITALICA del 2015, nell’articolo “Fonte del Romito”, testo redazionale, leggiamo che ”La località Fonte del Romito o dell’Eremita, era un podere del Signor Giangregorio Falconi situato nelle vicinanze del Monte del Cerro, tra Agnone e Capracotta”.8  Non dunque alle falde del Monte S. Nicola in territorio di Capracotta;  ed in bella vista la cartina della zona è centrata su Fonte del Romito-Agnone-Castiglione-Poggiosannita; di Capracotta si intravvedono solo le lettere “tta”. Non credo affatto sia stata una svista!.

Non possiamo certo condividerla, ma ammiriamo l’ostinata pervicacia degli studiosi agnonesi che hanno voluto trasferire ad Agnone la “Tavola” cancellando nel contempo il  più ingombrante Monte S. Nicola (m. 1514) sostituendolo col Monte Cerro (m. 1250).

Onore all’onestà intellettuale di Nicola Mastronardi che scrive invece “la Tavola Osca di Capracotta/Agnone”. 9

A. De Simone sottolinea che i fratelli Cremonese si sono avvalsi del “presunto diritto di primi occupanti” per conferire ad Agnone la paternità della Tavola e senza esitazione definisce quello di Francesco Saverio un “falso storico”. 10

Il compianto Nicola Porrone, di Poggio Sannita, titola la sua pubblicazione del 1990 “La Tavola Osca”.11 Allo stesso modo scrive A. Di Iorio, di Pietrabbondante, nelle sue ricerche.

Dobbiamo purtroppo constatare che a distanza di quasi un secolo e mezzo dal ritrovamento della Tavola persiste una strana forma di idiosincrasia, negli studiosi dell’Atene del Sannio, nei confronti di Capracotta, dei cui reperti si sono appropriati costruendosi una fama “che ha reso Agnone famoso presso tutti gli studiosi di archeologia”.6

Condividiamo senz’altro  il commento di Nuvoli e Paglione che vedono in tutta la vicenda “una esasperata deriva campanilistica”. 12

G. Masciotta rileva che “la Tavola è detta comunemente quanto indebitamente, di Agnone, per l’unico e casuale motivo che agnonesi furono Francesco Saverio e Domenico, che, in un modo o in un altro ne vennero in possesso” e parimenti A. De Nino precisa che “non Bronzo di Agnone dovrebbe chiamarsi ma Capracottese”.13,14

E concludiamo con M. G. Tibiletti Bruno che dice: “… e si continuerà a parlare del Bronzo o della Tavola di Agnone, anche se in realtà si dovrebbe dire di Capracotta, l’esatto luogo del ritrovamento”.15

Un esasperato campanilismo, misto ad ambizione e carente onestà intellettuale, credo abbiano spinto uno studioso di archeologia ad attribuire la paternità della tavola ad Agnone, “Atene del Sannio e centro dell’alto Molise”, sottraendola a Capracotta, noto come il Comune più alto degli Appennini, terra di pastori transumanti, boscaioli, carbonai, emigranti e zingari ma anche, all’epoca, di illustri giuristi, prelati e politici, dei quali proprio i Falconi erano i principali esponenti.

La “Tavola”, pervenuta dopo varie peripezie di cui diremo successivamente, al British Museum di Londra, è ivi esposta con la dicitura “Tavola in bronzo con una iscrizione in Osco … proveniente da Agnone o da Capracotta”.

 

Vincenzino Di Nardo

 

Nota 1

A Capracotta si è sempre parlato di “Grotta di S. Nicola”; il termine “Grotta del Diavolo” è stato coniato, nell’ambito di un clima favolistico-fantastico, dagli studiosi agnonesi.

Nota 2

Alle falde del  Monte S. Nicola (il cosiddetto Monte della Macchia),  in territorio di Capracotta, fu trovata la Tavola; il Monte del Cerro è situato più ad Est nel territorio di Agnone .

Nota 3.

Il miglio napoletano corrisponde a 1851 metri.

Facciamo inoltre molta fatica a credere, anzi non crediamo affatto, che all’epoca la grotta, o meglio la pseudo-galleria, secondo la descrizione di Squinabol, priva di condotti secondari con l’esterno, fosse tanto lunga e tale da permettere anche la presenza dell’uomo, della torcia e di tanto ossigeno da consentire all’uomo di respirare ed alla torcia di ardere!

 

Bibliografia

1) F. S. Cremonese:  Notizia di una tavola di bronzo con iscrizione sannitica ed altre antichità della stessa data

    scoperte nelle vicinanze di Agnone, Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica, N° X , Ottobre 1848”,

  1. 145- 151.

 2) G. Henzen , T. Mommsen: Annali dell’Istituto di corrispondenza archeologica, Vol. V della Serie nuova, Edizioni

      Salviucci, Roma, MDCCXLVIII, pp.  382-415.

 3) D. Cremonese: Congetture sulla Tavola Osca di Agnone, Tipografia Italiana, Napoli 1875.

 4) C. Carlomagno: Agnone dalle origini ai nostri giorni, Tipografia Lampo, Campobasso 1965.

 5) S. Squinabol: Une excursion a Capracotta en Molise, La Géographie: Bulletin de la Société de Géographie,

      Anno VIII, N° 1, 15 luglio 1903, Masson, Parigi.

 6) F. La Gamba: Comunicazione alla cittadinanza della costituzione di un Archeo-club in Agnone, Il quarantennale

     ed il contributo di F.S. Cremonese all’epigrafia e archeologia del Molise, Archeoclub di Agnone, 30 settembre 2017.

 7) R. de Ciocchis:  Aspetti fondamentali della Tavola di Agnone, Rotary International Interclub, 1993.

                                Il culto di Cerere nella Tavola di Agnone, Edizioni dell’Amicizia, Agnone, 2005.

                                Studio per il rinvenimento dello HÚRZ della Tavola di Agnone, Edizioni dell’Amicizia, Agnone, 2016       

   8) Testo Redazionale: La Tavola degli Dei, ITALICA – Archeologia, Storia e tradizioni dei Popoli Italici,

        Anno I, n° 0, Giugno-Dicembre 2015, p. 33.

   9) N. Mastronardi: Uno spazio in cui ritrovarsi, La Tavola degli Dei, ITALICA, ivi, p. 1.

10) A. De Simone: Il Sannita; il coraggio di un popolo, L’Autore Libri Firenze, 2009, pp.226-227.

 11) F. Porrone: La Tavola Osca, Dalla Macchia di Capracotta al British Museum di Londra, Roma 1990.

12) P. Nuvoli, B. Paglione: Gli Enigma, La Tavola Osca e Pietrabbondante, Edizioni del Chronicon, 2014, p. 50.

13) G. Masciotta: Il Molise, Dalle origini ai nostri giorni, Vol. III, Presidenza Regione Molise, 1952, pp. 151-152..

14) A. De Nino: Capracotta, Tombe sannitiche con suppellettile funebre…, Notizie degli Scavi di Antichità, Vol. I,

       Atti della R. Accademia dei Lincei, anno CCCI, 1904, p. 398.

15) M.G. Tibiletti Bruno: Osservazioni sulla Tavola di Agnone, In: Abruzzo, XII, 1974, p. 162.