Siamo nel 1911. Un anonimo pittore ritrae il borgo di Capracotta dal Poggio dei Grilli, con le sue caratteristiche architetture in bilico sulla vallata, vegliate in lontananza dalla Chiesa Madre. Sullo sfondo, si vede l’inconfondibile sagoma di Monte Campo.
E’ una veduta affascinante che testimonia come Capracotta fosse inserita nei percorsi artistici e culturali dell’epoca. Fin dalla metà del XVIII secolo, infatti, in Italia come in Europa, gli artisti avvertono la necessità di abbandonare il ristretto spazio degli studi e le rigide regole delle Accademie per tornare a dipingere dal vero, per catturare le vibrazioni della luce nell’attimo in cui la natura le conferisce la massima bellezza. E’ l’epoca del “Vedutismo” che in Italia muove i primi passi con la “Scuola di Posillipo” e con i pittori della “Campagna Romana” ma che si diffonderà ben presto in tutta Europa fornendo fonte d’ispirazione per gli stessi celebri impressionisti francesi.
Se i primi artisti avevano in sé qualcosa di eroico, inerpicandosi a dorso di mulo con attrezzi in spalla alla scoperta di scorci e panorami emozionanti, in seguito la pittura del paesaggio diverrà un movimento pienamente maturo e l’Italia resterà sempre una meta irrinunciabile.
Da questo punto di vista, Capracotta appare uno dei borghi più ricercati. Del resto è storicamente certo che artisti di levatura internazionale vi abbiano soggiornato: basti citare Enrico Coleman (1846-1911), tra i fondatori del movimento dei venticinque della Campagna Romana, che ci ha lasciato un’opera dal titolo “Appennino a Capracotta” oppure il famoso vedutista napoletano Gaetano Bocchetti (1880-1990) che rimase così affascinato dai luoghi da voler partecipare con tre vedute di Capracotta (Capracotta vicolo, Paese e Capracotta fuori il paese) alla Prima Biennale romana del 1921. La veduta del paese, a sua volta, ha ispirato un’altra opera all’artista partenopeo, “La piazza di Capracotta”, esposta sempre nello stesso anno alla mostra del Circolo Artistico Politecnico di Napoli.
Del resto, anche l’artista immortalato nello scatto di Paglione mostra di essere una personalità pienamente inserita nella vita culturale dell’epoca. Possiamo osservare, infatti, il pittore al lavoro: la tavolozza con colori sul braccio, la tela sul tipico cavalletto in legno a tre piedi: il tutto senza rinunciare all’eleganza ricercata nel vestire e soprattutto senza far mancare il copricapo a tesa larga che tanto era diventato di moda grazie a Van Gogh o a Monet.
Purtroppo, al momento, resta impossibile dare un nome e cognome certo a quest’artista ma è plausibile, accostando storia e costume, immaginare che sia una personalità di un certo rilievo del vedutismo d’inizio secolo e non un semplice amatore.
Alessandro Attanasio
Fonte: AA.VV., Capracotta 1888-1937: cinquant’anni di storia cittadina nelle foto del Cav. Giovanni Paglione, Amici di Capracotta, Cicchetti Industrie Grafiche, Isernia, 2014