La flotta francese imbarca gli esuli messinesi
Nel 1674 a Messina scoppiò una rivolta antispagnola per vari motivi; come in ogni rivolta gli abitanti si divisero in due fazioni: i Malvizzi (nobili e borghesi antispagnoli) e i Merli (piccoli borghesi e ceti poveri filospagnoli).
Per farla breve tra battaglie navali ed altro, fino al 1678 la città fu in mano ai francesi che si comportarono talmente male al punto che scoppiò alla fine una rivolta anti francese.
Nel 1678, all’insaputa di Messina, i re di Francia e di Spagna firmarono il trattato di Nimega che pose fine alla guerra d’Olanda e anche alla rivoluzione messinese.
Ma cosa legò in quell’occasione Capracotta con Messina?
Imbarcarsi in una guerra costa molto alle casse di chi regna; oltretutto il Regno di Napoli era appena uscito fuori dalla criticità conseguente alla Rivolta di Masianiello e la Corte, a corto di liquidi, decise di alienare i fiscali, cioè le tasse forzose, che il Regio Fisco riscuoteva da molte Università tra cui anche quella di Capracotta.
Emise cioè dei Buoni del Tesoro con un interesse dell’8%, molto alto per l’epoca; questi fiscali ammontavano ad un capitale di 3962 ducati che rendevano annualmente 323 ducati di interesse; furono acquistati da Don Giuseppe Capece Piscicelli e successivamente dai Capece Piscicelli furono ceduti al Duca di Vastogirardi.
Settantotto anni dopo, tali fiscali furono ricomprati dalla Regia Corte e quindi l’Università invece di versare i 323 ducati al Duca di Vastogirardi, tornò a versarli alla Regio Fisco di Napoli.
Domenico Di Nucci