Il giorno 25 dicembre è scomparso, nella sua abitazione di Massa di Somma (Napoli), a 97 anni uno dei protagonisti della Resistenza italiana e, in particolare, delle Quattro Giornate di Napoli del settembre del 1943 con le quali il popolo partenopeo si liberò dall’occupazione nazifascista: il partigiano Gennaro Di Paola. Questo nome dice poco o nulla nella comunità capracottese eppure quest’uomo ha un legame strettissimo con la nostra cittadina per aver sposato Anna Piromallo Capece Piscicelli dei Duchi di Capracotta. E, proprio in questa sua veste, il giornalista Francesco Di Rienzo lo intervistò per il “Corriere del Molise” nel mese di dicembre del lontano 1999. Oggi, vogliamo commemorarlo pubblicando per intero con l’autorizzazione dell’autore quell’intervista, dal titolo “Il Palazzo Capracotta a Massa di Somma”, che, per la prima volta, fece conoscere nella nostra cittadina l’esistenza e le vicende di questo monumentale edificio, tra i più importanti di tutte le antiche ville costruite dall’antica nobiltà napoletana alle falde del Vesuvio.
«È sciut’ nat’ nobile ‘e Capracotta, così dalle nostre parti si era soliti prendere in giro chi si dava troppe arie, tanto era il prestigio e l’importanza dei duchi di Capracotta», racconta il signor Gennaro Di Paola, un simpatico vecchietto residente a Massa di Somma nel Napoletano, appassionato di “carte vecchie” e marito della signora Anna Piromallo, discendente dei duchi di Capracotta.
Chi erano questi duchi di Capracotta?
Quando parlo dei duchi di Capracotta, mi riferisco alla famiglia di mia moglie, i Piromallo. Essi avevano, come era tradizione, molti titoli nobiliari ma preferivano usare quello di “duchi di Capracotta”, anzi essi erano conosciuti semplicemente come “nobili di Capracotta” senza nessuna altra specificazione.
In che anno i Piromallo divennero duchi di Capracotta?
A dire il vero non sono mai riuscito a scoprirlo. I documenti dell’Archivio Storico di Napoli sono andati distrutti nell’ultimo conflitto mondiale, mentre i registri conservati a Massa di Somma sono andati perduti in seguito all’eruzione del Vesuvio del 1872. Probabilmente agli inizi del secolo scorso per via matrimoniale. I Piromallo erano imparentati con le più importanti famiglie nobili del Regno di Napoli.
Dove risiedevano i Piromallo?
Durante tutto l’anno nei loro palazzi a Napoli. D’estate e nelle festività nel loro palazzo qui a Massa di Somma.
Ci parli un po’ del palazzo.
Oggi il palazzo è degradato. Ma un tempo no. Era, come oggi, a due piani. Sopra al portone d’ingresso era visibile un bellissimo stemma in pietra lavica che riproduceva l’effigie dei Piromallo. Subito dopo il portone c’era un androne in terra battuta con ai lati due ambienti: sulla destra il cd. “cellario”, cioè un deposito per gli attrezzi agricoli, vino, olio e quant’altro potesse essere conservato; sulla sinistra la casa- bottega del sarto del palazzo. Più avanti si trovava il cortile sul quale affacciavano le stalle dei cavalli e le rimesse delle carrozze e due scale: sulla destra c’era quella della nobiltà, sulla sinistra quella della servitù. Ogni classe sociale aveva i suoi spazi, divisi in modo netto, anche visivamente. Nel bel mezzo del cortile c’era una vasca e più in là gli appezzamenti di terreno. I duchi di Capracotta erano proprietari di gran parte delle terre dell’attuale Comune di Massa e dei dintorni. Al palazzo di accedeva da due direzioni: dall’attuale centro storico del paese attraverso la stretta e angusta via Capracotta e dalla strada di collegamento con gli altri paesi vesuviani, percorrendo un bellissimo viale, una sorta di ingresso trionfale, riservato agli ospiti di una certa importanza.
Chi frequentava Palazzo Capracotta?
Un po’ tutti. I nobili vi celebravano sontuosi banchetti, i contadini e gli abitanti del vicinato in occasioni di particolari feste, le moglie e le figlie di quest’ultimi per cucinare o a fare le pulizie in cambio di qualche moneta.
In che festività ci si riuniva nel Palazzo?
Feste religiose, compleanni, onomastici ma anche in tutte quelle occasioni che implicavano la registrazione del raccolto, quindi dei guadagni. Mia moglie ricorda, giusto per fare qualche esempio, che il nonno, Giovanni, nel giorno del suo onomastico lanciava monete alla popolazione dal balcone del Palazzo e che dopo la vendemmia si festeggiava bevendo tutti insieme, nobili e contadini, qualche bicchiere di vino.
A chi appartiene oggi Palazzo Capracotta?
Il Palazzo non appartiene più ai Piromallo. È stato venduto in tempi diversi un pezzo alla volta, man mano che servivano soldi.
Come mai?
Beh, questi nobili vivevano di rendite, erano abituati alla bella vita e si lasciavano andare al vizio del gioco. Insomma dilapidavano più di quanto incassavano. Già negli anni ’30 il Palazzo era stato venduto interamente.
Avete mai visitato Capracotta?
No mai. Ma ci piacerebbe tanto. Magari l’anno che viene, quando fa un po’ più caldo. Sapete, siamo un po’ anziani.