Canapamundi, D’Andrea: «Bisogna valorizzare la canapa anche in Molise e a Capracotta»

Vorrei suggerire a tutte/i le/i  nostre/i lettrici/tori di partecipare alla undicesima edizione di Canapamundi che si terrà a Roma dal 21 al 23 febbraio prossimi. E’ una manifestazione dedicata alla canapa e, ogni anno, sono presentate importanti novità frutto di rigorose ricerche scientifiche ed esperienziali sia per il benessere personale che per i territori che per il pianeta. E un altro motivo fondamentale per andarci è il fatto che alcuni organizzatori sono originari di Capracotta.

La Canapa è considerata una delle piante del presente e del futuro se realmente vogliamo salvare il pianeta. Quindi, il mio invito è non solo di visitarla ma soprattutto di informarsi bene su tutte le ricerche e scoperte- ci sono espositrici/espositori da tutto il mondo- e di assaggiare i tanti prodotti alimentari, cosmetici  e di tanti altri settori. In Molise ci sono delle belle realtà di coltivazione e trasformazione della Canapa. Per questo, secondo me, anche le/gli Amministratrici/tori del Molise a tutti i livelli potrebbero e dovrebbero partecipare, di qualsiasi colore politico pena l’essere fuori dal mondo e dal futuro. E continuo a suggerire alla giunta e opposizione di Capracotta di fare ogni anno un bell’evento con i suddetti organizzatori, meglio ancora con il Giardino della flora Appenninica. Non bisogna sottovalutare o chiudere occhi e orecchie su questa realtà che è una risorsa potenziale enorme e che ha lasciato traccia persino nella toponomastica capracottese. La località Guado Cannavina prende il nome proprio dalla canapa: cannavina, infatti, sta per canapa. Senza parlare dei molteplici usi in medicina con risultati straordinari. Anche durante le funzioni religiose, per esempio, al posto del solito incenso si potrebbero far bruciare dei conetti di canapa, quella senza il cosiddetto “famigerato” dagli effetti rilassanti e misticheggianti.

Il mio invito è di organizzare un dibattito/convegno a Capracotta chiamando esperte/i anche del mondo proibizionista. La cultura non deve aver paura delle idee diverse. L’oscurantismo è la vera piaga. Le idee devono circolare ed essere fonte di riflessione e approfondimenti. Da questo punto di vista, ma ampliando il discorso, oggi come oggi occorre una maggiore conoscenza delle piante, soprattutto quelle di Montagna, con tutti i loro utilizzi: conoscenza teorica e pratico-esperienziale. Il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta potrebbe e dovrebbe fare questo: diventare una scuola-università permanente e non limitarsi alla sola conservazione. Noi, come Casa delle Erbe, facciamo quel che possiamo… Volevo aggiungere che, in questi anni, sperimentando ricette soprattutto in cucina con le Erbe Spontanee e quelle coltivate, siamo arrivate/i a elaborare un mix di Ortica, Canapa e Alloro, le cui iniziali danno OCA.

In particolare e nello specifico questi sono i dettagli per cento grammi di prodotto: si prendono circa 70 grammi di farina di foglie di Ortica essiccata (e resa in farina col mortaio o con macina caffè), 25 grammi di foglie di Canapa (sempre resa in polvere dopo essicazione) e 5 grammi di farina di Alloro. Si mescolano bene e si possono usare in mille modi: nelle minestre all’ultimo minuto di cottura, nella moka per fare l’Espresso dell’Oca, nelle frittate con uova di Galline Felici, nelle Torte dolci o salate e così via. ultimamente abbiamo sperimentato il Salame di Cioccolata (sempre con tutti gli ingredienti bio e zucchero grezzo di canna e un cucchiaino di polvere d’Oca: buonissimo!!! E lo abbiamo chiamato: Il Salame d’Oca Viva o felice.

Infine, vedrei bene che il Giardino della Flora Appenninica mettesse a disposizione un pezzo di terra per mettere a dimora delle piante di Canapa con la particolarità dell’essere piantate e curate ad alta quota  e seguire la crescita e studiarne le caratteristiche rispetto alle coltivazioni in pianura e collina e con l’Unimol attivare la ricerca e sotto la supervisione dei responsabili di Canapamundi con incontro annuale sulla Canapa e montagna.

 

Antonio D’Andrea

VIvere co«n Cura di Capracotta