Mio nonno Domenico, detto Minghe de Carmenone, partecipò alla Prima Guerra Mondiale e tornò mutilato e invalido dalla sua esperienza bellica. Dal 1925 al 1963 abitò con tutta la sua numerosa famiglia nella zona periferica indicata come “Abballe alla Fundione”, in quella che era- ed è ancora- l’ultima casa di Capracotta verso le sorgenti del Verrino. Per anni l’unica strada d’accesso è stata una pietrosa mulattiera che proseguiva fino a Agnone, sostituita oggi da una strada asfaltata. Quasi ogni giorno mio nonno percorreva la mulattiera con la sua ondeggiante andatura aiutato dal fido bastone: andava a comprare le sigarette da Genueffa o a trascorrere il pomeriggio con i suoi amici nella cantina di Zia Assunta Catalano. Ogni anno all’avvicinarsi della cattiva stagione, i nonni prendevano la corriera, che allora fermava in Piazza Stanislao Falconi e effettuavano la loro particolare transumanza andando a svernare a Roma dal figlio Michele. Gli amici di cantina, Caitane Latine, il cognato Michelangelo de Istine, Luciano Giacchètte, parente e compare, facevano a gara per aiutarlo a portare le valige. Restavano a salutare l’amico che partiva fino a quando la corriera non spariva dopo Sand’Andogne. Il rito del saluto proseguiva da Zia Assunta dove Papànonno aveva già pagato un quartino di vino per tutti per brindare alla sua salute. Passando davanti alla Madonna, mia nonna Filomena inevitabilmente si faceva il segno della croce recitando sottovoce una preghiera, mentre Papànonne si toglieva il cappello in segno di devozione e rispetto.
A primavera inoltrata con il bel tempo i nonni tornavano a Capracotta. Un anno passando davanti alla Madonna, Mammaména come al solito si fece il segno della croce e notò che Papànonne non si tolse il cappello. La corriera arrancando per la salita giunse davanti Sand’Andogne e lì Papànonno scorse il suo amico Luciano Giacchètte, abbassò velocemente il finestrino, si affacciò più che poté e fece un enorme casino per attrarre la sua attenzione. Luciano a sua volta scattò quasi a voler precedere la corriera per andarlo a salutare e riceverlo degnamente in Piazza. «Brutte sciumenite e scumenecate che ‘nzié aldre! Ma nde fià abbe pe niénde? Nde sié manghe levate re cappiéglie anniande a la Madonna e mò fià tutte se mosse! Nuarre poco te iéttave da re fenestriglie! Che sié areviste re Patrètèrne?» (Brutto scimunito e scomunicato! Ma non ti vergogni nemmeno un poco? Non hai tolto nemmeno il cappello passando davanti alla Madonna ed adesso fai tutta questa sceneggiata! Hai forse rivisto il Padre Eterno?). Potenza degli amici!!!
Domenico Di Nucci