Dal Molise per partecipare alla Marcia su Roma partirono esattamente 165 persone, tra queste da Capracotta partirono il mio trisnonno Luigi Venditti e il mio Bisnonno Michele Venditti. Dott. Giuseppe Saluppo, lei è un giornalista e uno scrittore di chiara fama, ci può raccontare, come ha già fatto nei suoi numerosi libri, le vicende del periodo fascista e della fine della monarchia nella nostra Capracotta?
Giuseppe Saluppo: Il primo segretario del PNF/Partito Nazionale Fascista a Capracotta fu Francesco Paglione che era un Ardito di Guerra, fu nominato Segretario a seguito della Costituzione dei Fasci e delle Corporazioni avvenuta a Milano il 19 marzo 1919. Questo lo apprendiamo da un telegramma inviato a Capracotta dallo stesso Paglione a seguito della Fondazione dei Fasci di Combattimento nella quale fu nominato segretario cittadino della Sezione Combattenti. Con l’affermazione politica del Fascismo fu quindi nominato segretario cittadino della Sezione del Partito Fascista. All’epoca prima dell’avvento dell’epoca fascista il sindaco di Capracotta era un membro della famiglia Conti che governava ininterrottamente il paese dall’epoca borbonica passando poi per l’Unità d’Italia e quindi l’avvento dei Savoia. I Conti avevano in mente di restare “padroni” di Capracotta anche con il fascismo diventando loro stessi fascisti.
Luigi Venditti: Ma non andò proprio così…
Giuseppe Saluppo: Non andò così infatti, si misero di traverso gli aderenti alla locale sezione fascista e i “grandi” del Fascismo del paese che avevano combattuto anche la Grande Guerra. Rientra a questo punto in gioco Francesco Paglione che riceverà poi anche una medaglia d’oro per meriti sanitari e Filiberto Castiglione due notabili che nel frattempo avevano conosciuto bene il fascismo e stretto solide amicizie con i gerarchi fascisti di livello nazionale. Due fascisti intransigenti che ostacolarono la famiglia Conti facendo arrivare nell’anno 34/35 un commissario del fascio da Roma mandato in paese per commissariare la sezione fascista. L’ispettore rilevò in un suo telegramma inviato a Roma: «Capracotta è fuori dal mondo». Questo proprio perché la famiglia Conti era diventata nello scorrere degli anni e del tempo una famiglia liberale e osteggiata dai fascisti più intransigenti capeggiati dal Castiglione. Il Fascismo, dunque, fino a quel momento storico non aveva aderito in paese, rilevava l’ispettore venuto da Roma. A seguito del commissariamento del Comune, divenne podestà Filiberto Castiglione e così si concluse la disputa con i Conti.
Luigi Venditti: poi arrivarono l’8 settembre, la distruzione di Capracotta e il referendum istituzionale del 1946. Cosa accadde a Capracotta?
Giuseppe Saluppo: Sì, terminato il periodo fascista, ci fu la parentesi nota dei tedeschi in paese e poi il voto referendario del 2 Giugno 1946. Il voto si svolse senza tumulti e vinse la Monarchia con il 69,43 per cento dei consensi, la Repubblica si fermò al 30,57 per cento. Nello stesso giorno, si votò per l’Assemblea Costituente. Il primo partito risultò essere l’UDN/Unione Democratica Nazionale con 665 voti validi, seconda risulto la DC/Democrazia Cristiana con 664 voti, terzo partito il PSI/ Partito Socialista Italiano con 72 voti. Poi, si registrarono l’Uomo Qualunque con 49 voti e il PCI/ Partito Comunista Italiano con 24 voti. A Campobasso a fine maggio ci furono scontri e tafferugli ma a Capracotta non si registrò nessun episodio significativo.
Luigi Venditti: E Filiberto Castiglione che fine fece?
Giuseppe Saluppo: Filiberto Castiglione, che era stato internato come prigioniero nel frattempo nel carcere militare di Padula in provincia di Salerno, rientrò a Capracotta dove si trattenne per un brevissimo periodo. Si trasferì in seguito a Campobasso dove aprì una farmacia che tuttora dopo tanti anni gestisce suo nipote Filiberto Castiglione.
Luigi Venditti