Profili capracottesi: il fotografo Mario De Renzis

E’ un lavoro affascinante e singolare quello che Mario De Renzis fa da moltissimi anni: fotografare uomini, eventi, luoghi, momenti, situazioni, attimi. De Renzis, originario di Capracotta (Isernia), è uno dei più noti fotografi della scuola romana. La sua brillante carriera inizia quando è giovanissimo e quasi per caso. “Frequentavo le scuole medie a Roma – racconta De Renzis – e durante l’estate il fotografo che aveva la bottega di fronte casa mia a piazza Quadrata, nei pressi di via Basento, alcune volte mi chiedeva di sostituirlo e di aspettare in negozio eventuali clienti. Un giorno arrivarono nella bottega alcune persone per avvisare il fotografo, assente in quel momento, che a Fiumicino stava per atterrare un campione di nuoto che bisognava assolutamente fotografare. Io, dapprima titubante, accompagnato da mio zio e dalla macchina fotografica, mi precipitai all’aeroporto dove scattai alcune foto all’atleta. Il giorno dopo la sorpresa fu enorme. Le mie foto erano pubblicate sui principali giornali”.
Mario De Renzis ha lavorato a “Il Giornale d’Italia”, al “Tempo “dal 1956 per ben 38 anni, e da diversi anni all’Ansa, dove svolge la sua attività da free lance. La lunga permanenza al “Tempo” fu interrotta a causa dei cambiamenti dell’assetto interno dei collaboratori, in particolare la modifica del settore fotografico. Ciò lo spinse ad abbandonare il giornale per poter ricreare i suoi spazi altrove ed avere la libertà necessaria per svolgere la sua attività.

– Com’è lavorare anche in contesti poco piacevoli e in situazioni a rischio?
“Lavorare in questo settore, in particolare, significa necessariamente affrontare hic et nunc situazioni anche incresciose e sicuramente di non facile approcci. Proprio tutti questi aspetti hanno umanizzato il mio lavoro di fotografo, ma grazie al contatto immediato con gli avvenimenti e con le persone, ho ricevuto molte soddisfazioni sia dal punto di vista umano che professionale”. – Quanto le nuove tecnologie, i nuovi modelli di macchine digitali, hanno influito sul suo lavoro?
“I cambiamenti tecnologici, in questo caso specifico l’avvento del digitale, hanno reso infinitamente più veloci i tempi e hanno ridotto, per non dire annullato, le distanze. Tutto questo é estremamente importante in un settore come la cronaca, dove la tempestività e la rapidità sono requisiti essenziali. Mentre ero a Timor Est, nel 1999, vedevo che anche i fotografi indonesiani usavano macchine fotografiche digitali per i loro servizi. Soltanto nel 2001 ho abbandonato la vecchia macchina per il nuovo, sollecitato verso questo cambiamento dal grande vantaggio che offre il digitale: la velocità. Infatti anche grazie ai sistemi satellitari è possibile inviare le foto quasi in tempo reale ed evitare tutti gli eventuali problemi tecnici legati allo sviluppo o alla trasmissione. Tuttavia, resto un sostenitore della bellezza delle foto su carta, che conservano un fascino e una profondità quasi tattile, soprattutto quelle in bianco e nero, che riescono ad esprimere le molteplici sfumature del grigio e delle ombre”.

Nonostante il suo allontanamento fisico dal Molise, e nonostante Mario De Renzis sia un figlio a metà, perché sua madre era abruzzese, non ha perso il legame con il paese dell’alto Molise. Quando può, infatti, ama tornare a Capracotta, perché sente di appartenere a quella comunità, perché si sente a casa grazie al calore dei paesani che lo considerano uno di loro.

Valentina Colacelli

Fonte: www.forchecaudine.com