Non è facile una riflessione scritta sul Natale in un momento così travagliato: tanto più negli aggrovigliati pensieri di questo periodo e pur restando convinto che una lettera tradizionale sia tuttora uno dei migliori mezzi di comunicazione: specie nell’imperversare, ormai così diffuso ed esasperato, dei cosiddetti “social”.
Ho pensato in questi giorni che mi avrebbe fatto molto piacere trasmettere i miei auguri non solo a qualcuno dei miei congiunti più vicini o a pochissimi altri ma anche alla grande famiglia che in pochi anni si è andata raccogliendo nell’Associazione degli “Amici di Capracotta”; così, sempre confidando nell’indulgenza di tutti, ma affidando di nuovo le mie parole al suo “sito Internet”, sarà forse possibile raggiungere tantissimi cari concittadini capracottesi sparpagliati (o forse, come me, esiliati?) in Italia e nel mondo.
È stato inevitabile peraltro che, dopo tanti anni trascorsi lontano, io perdessi la conoscenza diretta dei più giovani o dei ragazzi di altre generazioni: in cui solo raramente ritrovo le sembianze dei genitori o dei nonni; è pur vero che molti di questi ultimi sono ormai, purtroppo, scomparsi, ma è confortante sentirmi ancor più ancorato che in passato alla mia storia infantile ed al favoloso paese in cui sono nato: e prego affinché resti sempre, nel cuore di tutti, come l’unica oasi di serenità.
Mai come ora, nella faticosa stagione di particolare “isolamento” nonché di grande travaglio personale e familiare, sono riuscito a rivivere l’atmosfera, l’ambiente ed i personaggi delle mie “radici”: che mi hanno aiutato e mi aiutano anzi moltissimo a fronteggiarne l’impatto negativo.
Così, è in questo stato d’animo che mi rivolgo idealmente a tutti pur temendo che affiori, mio malgrado, lo sconforto di non poter ritornare stabilmente tra i nostri monti come ho sempre, utopisticamente, desiderato.
Mi accompagna sempre, in assoluto, questo grande dispiacere accresciuto, per di più, dalle recenti, tristi vicende che mi hanno riguardato; perciò, abbastanza spesso purtroppo, i miei sogni assumono un contenuto che non esagero a definire “terrifico”: ad eccezione di qualche felice occasione, come qualche giorno fa’, dopo aver ricevuto le immagini, così distensive per me, della prima nevicata a Capracotta.
Ho rivissuto, infatti, un episodio indimenticabile in cui da bambino, affondando nella neve fresca, ero appena sceso dalla vecchia gradinata della Chiesa dopo la santa Messa di Mezzanotte a Natale; e ricordo che alcune delle case distrutte dalla guerra non erano ancora state ricostruite nei primi anni ’50, ma era una splendida notte stellata e di “luna piena”: si godeva perciò, anche da quella prospettiva, di un panorama incredibile.
Fu grandissimo il mio stupore osservando che in alto sull’orizzonte, visibilissima e molto luminosa, brillava una vera stella cometa di cui non potevo certo conoscere il nome astrologico: mi fermai estasiato per contemplarla a lungo, nel freddo pungente della notte e rimanendo seduto sui resti di un muretto ancora sgombro dalla neve: me ne stavo letteralmente…a bocca aperta e mia madre fece molta fatica a convincermi di proseguire verso casa.
In realtà ero come trasognato dopo aver ascoltato la Santa Messa con la storica, antica nenia * “Pastorale” e la struggente melodia (con le commoventi tonalità di zampogna) del nostro grande Organo; si comprende, perciò, il mio rammarico attuale per averle poi potute risentire assai di rado in età adulta: e tanto più non riuscendo a raggiungere Capracotta forse da oltre 20 anni, nel periodo di Natale.
In definitiva, tornando allo scopo iniziale di questa mia lettera, sono certo siano le “ragioni emozionali” di questi ricordi infantili a suggerirmi di inviare ai concittadini di Capracotta, anche e soprattutto quelli che non mi ricordano o che proprio non mi conoscono, i più fraterni auguri di buon Natale; e mi spingo a credere che i semplicissimi versi della “Pastorale”, riletti o ricordati anche ai più giovani ed ai ragazzi, aiutino a restituire un po’ di fiducia, di solidarietà e di cristiana “Speranza” a tutti: sarebbe un piccolo, ma grandissimo “miracolo di Natale”.
Un abbraccio forte, a cominciare dagli “Amici” più lontani e, di nuovo, carissimi Auguri anche di buon Anno
Aldo Trotta
*Aggiungo, per quanti non lo conoscono, il testo integrale dell’antica Nenia Pastorale: con parole di Giuseppe Di Ciò (è molto suggestivo il suo fraseggio, anche se ormai così arcaico) e musica di Alfonso Carfagna:
ANTICA NENIA “PASTORALE” di CAPRACOTTA
Ahi! Dove Amor ti spinge, o mio diletto?
E come in questo fien trovi ricetto?
Ma tu già gemi, ah tu già tremi
di rigore! Ahi mio Bambin
Vieni e t’assonna:
ti scalda nel mio seno, e fa’ la nonna.
Mi guardi, e poi sospiri! Ah mio Signore
intendo che vuoi dirmi: è freddo il core!
Ma al tuo sguardo già tutt’ardo
tutt’avvampo ormai per te:
caro ti assonna,
riposa in questo core e fa’ la nonna.
Ai flagelli, alle spine ed agli estremi
tormenti pensi forse, e perciò tremi?
Ah, Bambino tenerino
alla Croce non pensar:
per or ti assonna,
sicuro in questo petto, e fa’ la nonna
Non più temer di me: qual fui non sono
se fia che ai falli miei rechi il perdono.
Io imploro or che ti adoro
in tua culla o mio Gesù.
Quindi ti assonna,
dolce Bambino mio, fatti la nonna
So che dormir non dei, se non nel seno
d’un innocente o d’un pentito almeno.
Son pentito, son contrito,
della colpa sento orror;
Perciò ti assonna
Caro Bambin Gesù, fatti la nonna.
Accetta il mio dolore. E quanto o Dio
il sonno tuo fia dolce al pianto mio.
Mai lasciarti, sempre amarti
ti prometto o mio Bambin;
dunque ti assonna,
chiudi le belle luci e fa’ la nonna