Il tredicenne Remigio eroe e vittima del suo altruismo

Si chiamava Remigio Carnevale, era il fratello di Paolo, Donato e Bambinella (della famiglia Tattariegliɘ); aveva solo 13 anni. Giocava nel quartiere dei “Grilli”, accanto a quella che ora è la “Villa comunale” in prossimità del dirupo (i cosiddetti “Ritagli”), con alcuni suoi coetanei; tra essi Luciano De Simone (figlio di Torɘ il calzolaio, emigrato poi in America) e Paolo Carnevale (della famiglia Paschittɘ). Quella mattina facevano vacanza pare per l’assenza del loro maestro elementare.

Era sabato 1 marzo 1930 quando per disattenzione o forse per imprudenza, Luciano scivolò giù lungo il pendio riportando ferite non gravi ma impossibilitato a risalire.

Senza esitazione Remigio si calò per soccorrere l’amico ma durante l’impervia discesa finì per precipitare in fondo al dirupo restando ucciso, vittima del suo coraggio e della sua abnegazione.

Paolo invece più prudentemente, seguendo il sentiero aggirante il dirupo, meno impervio anche se più lungo, raggiunse l’amico ferito, ma nulla poté fare per Remigio che fu poi recuperato dagli adulti giunti sul posto.

Per quell’atto di eroismo Remigio verrà poi insignito alla memoria, con R. D. 2/3/1931 del Ministero degli Interni dell’epoca, con medaglia d’argento al valore, come riportato anche in uno dei “Quaderni fascisti”, che attraverso l’illustrazione a colori di fatti e personaggi sulla loro copertina, si proponevano l’esaltazione dello spirito fascista. Firme prestigiose di quell’epoca illustrarono atti di spontaneità, di altruismo e di fraterna amicizia, come quello di Remigio, quali frutto di eroismo del regime con cui spesso nulla avevano a che fare.

Vincenzino Di Nardo

 Nota

I particolari dell’incidente mi sono stati raccontati da compare Mario Fiadino, memoria storica di Capracotta dopo la scomparsa del prof. Luigino Conti.