Sabato 22 maggio scorso si è svolto il secondo incontro del “Processo a Dante e alla Divina Commedia” a Capracotta. Siccome tirava vento, siamo stati dentro, in un locale su corso Sant’Antonio. In ogni paese dovrebbero esserci almeno quattro spazi culturali dedicati alle erbe, alla ludoteca, al riutilizzo degli oggetti che la gente butta via e agli animali domestici.
In questa occasione, il nostro Ennio Di Nucci ha declamato alcuni versi dell’Inferno. Poi è nato un interessante confronto tra Angelo, che ha dato un’interpretazione cattolica della Divina Commedia evidenziando la potenza delle parole di Dante che riesce a esprimere grandi concetti con poche parole, e Francesco Paolo Tanzi, professore in pensione e ateo. Da questo dibattito è scaturita la proposta di organizzare letture di testi sul Molise o su argomenti di carattere più generale (per esempio sugli adolescenti) per questa estate. Abbiamo letto un articolo su un senzatetto che conosceva a memoria la Divina Commedia e ne recitava i versi dietro il compenso di… una confezione di carne in scatola e un testo di Marcella Rossi. Poiché c’era la brutta abitudine di aprire la Divina Commedia a caso e far commentare a uno studente i passi, dopo 37 anni non vuol sentire più parlare di Dante. Bombardare eccessivamente in questo centenario in maniera troppo celebrativa rischia di allontanare le persone da Dante. Occorre, invece, una lettura equilibrata che metta in evidenza gli aspetti positivi e negativi della sua opera.
Il sottotitolo del secondo appuntamento era: «Profeti e profetesse: Dante/Virgilio/Gioacchino da Fiore e Ildegarda di Bingen/Guglielma la Boema». Abbiamo parlato dei profeti: Dante (che si considerava il quinto evangelista e quasi un novello Gesù Cristo), Virgilio e il teologo medievale Gioacchino da Fiore che Dante inserisce in Paradiso tra la schiera dei beati sapienti. Dante non cita nella sua Commedia invece Ildegarda di Bingen che ha avuto il grande merito di avere una visione non oppressiva della religione arrivando creare una grande comunità monastica femminile. Guglielma la Boema, a sua volta, arriva a Milano dalla Boemia nell’anno 1260. Anche lei era portatrice di una visione religiosa differente da quella ortodossa. Osservando la corruzione della Chiesa, riteneva che lo Spirito Santo si fosse incarnato in una donna e, più precisamente, in lei. Crea, presso l’abbazia di Chiaravalle, il gruppo dei Guglielmiti che si rifaceva al primo Cristianesimo basato sulla solidarietà tra i fedeli e la convivialità. Guglielma celebrava messa e confessava tutti in clandestinità. Dopo la sua morte, il suo movimento fu dichiarato eretico e le sue spoglie furono riesumate e mandate al rogo.
Alla fine della serata, abbiamo mangiato tutti insieme la “torta infernale” a base di cioccolato fondente senza zucchero e marmellata di rosa canina, taralli all’alloro e abbiamo bevuto una bevanda all’alloro.
Il prossimo appuntamento è previsto per sabato 12 giugno. Parleremo di eresie: Dante/ Catari/ Fra Dolcino, Margherita Porete e il Movimento delle Beghine-Begardi.
Antonio D’Andrea
Associazione Vivere con Cura