Le immagini dei barconi di migranti sulle nostre coste provenienti dall’Africa entrano quotidianamente nelle nostre case e nelle nostre vite.
Viaggi di disperati figli delle guerre e della globalizzazione.
Una migrazione imponente che richiede politiche di governo a livello planetario. L’Italia per la sua posizione geopolitica nel Mediterraneo è terra di frontiera, terra promessa e terra di transito verso le società più ricche del nord Europa.
Il paese fa fatica da sola a dare soluzioni all’altezza del problema.
In questi ultimi mesi sta comunque crescendo la disponibilità delle amministrazioni locali ad ospitare esperienze di accoglienza nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati coordinato dal Ministero degli Interni.
È un dato quantitativamente incoraggiante e positivo, ma segnato da troppe ombre e carenze.
L’obiettivo ambizioso dell’”accoglienza integrata” si limita nella gran parte dei casi alle sole misure di vitto e alloggio con l’integrazione di prime nozioni di alfabetizzazione linguistica.
Troppi giovani richiedenti asilo e rifugiati sostano nei nostri centri abitati a consumare un tempo senza contenuti e senza futuro. I progetti vanno arricchiti quotidianamente di “cultura materiale”.
Qui è la vera sfida delle amministrazioni locali e degli operatori dell’accoglienza. Bisogna riempire il più possibile gli “zaini” dei giovani accolti di saperi professionali, di strumenti spendibili nei loro percorsi di vita.
Le amministrazioni devono scendere dalle volontà generiche sul terreno concreto del “saper fare”. I progetti di accoglienza devono acquisire il profilo di un lavoro corale della comunità locale con una ricognizione rigorosa delle risorse che si rendono concretamente disponibili.
La sfida della “buona accoglienza” la si vince a monte.
Il primo e fondamentale atto, per la Regione Molise, è nella messa in campo di una grande capacità di ascolto del territorio, dei suoi operatori, delle associazioni, delle tante persone di buona volontà.
Accanto a programmi di alfabetizzazione linguistica vanno attivati segmenti anche brevi ma continui di esperienze formative con particolare attenzione ai laboratori artigianali in tutti i settori per la loro capacità di offrire l’apprendimento di abilità lavorative spendibili sul mercato del lavoro.
Una panetteria per il ciclo del pane, un laboratorio di lavorazione dei prodotti del latte, Imparare a lavorare il rame, peccato che non esistono scuole professionali che formano i giovani alla professione del ramaio, un patrimonio artigianale quasi dimenticato, sono prodotti tanto cari alla nostra Comunità Montana dell’Alto Molise, per fare qualche esempio. Sono luoghi dove i giovani possono trovare opportunità concrete di radicamento nel territorio o motivazioni per ripartenze verso altri territori e nei migliori degli auspici anche verso le comunità di origine.
Amato Nicola Di Tanna
Presidente Associazione “Progetto Capracotta”