Ripensando in questi giorni alla grande Festa dell’8 Settembre, ho riletto un mio raccontino ad essa dedicato: che avevo intitolato, ben 10 anni or sono nel 2011: “8 Settembre: il Capodanno di Capracotta?”.
Mi piacque ricordare allora che solo nel 2008 avevo finalmente intuito la ragione, rimasta sino ad allora incomprensibile, per cui mia nonna materna era solita porgere gli auguri di buon Anno a tutti gli amici o conoscenti che incontrava l’8 Settembre; fu infatti S.E. Mons. Bregantini, Arcivescovo di Campobasso, in una sua splendida omelia, a spiegare che diverse comunità cristiane del Medio Oriente e poi anche altre in Italia settentrionale avevano la tradizione di celebrare il Capodanno proprio il giorno della Natività della Vergine Maria: e mia nonna Guglielma, che era di origini emiliane, certamente lo sapeva.
Nello stesso mio racconto, a 68 anni, dicevo di sentirmi assai privilegiato per non essere mai mancato alla Festa, pur non risiedendo più a Capracotta sin dagli anni della mia adolescenza; e rivivevo soprattutto l’intensa, quasi incontenibile commozione del 9 Settembre, allorquando la veneratissima statua della Madonna, veniva ricondotta nel suo piccolo Santuario alle porte del paese.
Già nel 2017 tuttavia, essendo peraltro già incombenti diverse malattie in ambito familiare, mi aveva assalito il timore che quella fosse l’ultima possibilità di presenza per me: e, purtroppo, sarebbe stato davvero così già dallo scorso anno; non potevo certo immaginare che motivazioni eccezionali e soprattutto la pandemia da COVID 19 avrebbero poi impedito, almeno sino ad ora, ogni manifestazione extra-religiosa; così, naturalmente, soprattutto in questi giorni, è ancor più grande la mia mestizia.
Tra le ragioni di essa tuttavia, ciò che maggiormente mi spaventa è il timore che vadano ancor più rapidamente affievolendosi i legami dell’animo “capracottese” con gli immensi valori di quella festa e soprattutto con le profonde radici religiose e cristiane che, nei secoli, ne hanno motivato la tradizione.
Avevo in mente perciò di esaminare ed approfondire almeno alcuni di diversi fattori come lo “spopolamento” e tanti altri che sembrano proprio offuscare la rasserenante immagine del paese che tutti, per tanti anni, abbiamo avuto nel cuore; ho preferito invece riproporre, sperando di non annoiare, le mie stesse riflessioni di 10 anni fa’: a beneficio soprattutto dei più giovani e magari, me lo auguro di cuore, anche di quelli che nel 2011 erano ancora bambini come i miei nipoti.
Capracotta 8 Settembre 2011
8 Settembre: il Capodanno di Capracotta?
Nel capitolo “La distruzione di Capracotta del 1943…dal diario di una levatrice” (2° volume nel cinquantenario dalla guerra) mia madre Cesarina scriveva:
“Fu un fuggi-fuggi generale con i cavalli della “festa” che si sparpagliarono per le strade e qualche ora dopo…il deserto”.
Era infatti il 9 Settembre, dopo l’annuncio di un effimero armistizio, quando arrivarono in paese i primi autocarri militari tedeschi con i soldati che, scambiando la nostra più antica processione religiosa per una sommossa popolare, spaventarono tutti imbracciando le armi.
Io ero tra i tanti che fuggirono, ma posso dire che… non ebbi paura; ero nato infatti soltanto un mese prima (esattamente il 3 agosto) e mi ricondusse verso casa, nel grande trambusto, mia nonna Guglielma sospingendo il più velocemente possibile davanti a sé la mia nuova “carrozzina”: che rassomigliava anch’essa ad un “blindato militare” ed è un vero peccato che non sia stata conservata tra i cimeli di quel drammatico periodo!
Così, solo nelle parole e nel ricordo di mia nonna e di mia madre ho rivissuto tante volte quell’evento così minaccioso per l’inizio della mia vita ed in seguito ho sempre annoverato questo episodio tra le più importanti motivazioni che mi legano indissolubilmente alla festività dell’8 Settembre; al punto da poter dire, ora che ho 68 anni, di non essere mai mancato all’appuntamento di questa tradizione: soffrendo sinceramente allorquando l’inclemenza del clima o altro (non più la guerra, grazie a Dio) ne ha minacciato lo svolgimento e commuovendomi moltissimo allorquando la nostra venerata effigie della Madonna scompare rientrando nel Suo Santuario; non provo neppure a descrivere la sensazione di “profonda tristezza” per l’imminente distacco da quell’oasi di quiete, ma è anche bello ricordare l’attesa spasmodica, specie per noi bambini tanti anni fa’, di questa ricorrenza, unica nella quale si potesse contare su un regalo o un giocattolo, ad eccezione delle festività natalizie: venivamo svegliati dal vociare chiassoso ed allegro di tante persone che raggiungevano il nostro paese dal circondario ed in particolare per la grande “fiera” (anche di bestiame) che vi si svolgeva.
Nel gran rumore, peraltro davvero eccezionale a Capracotta, spiccava molto il contrasto stridente tra le note della banda musicale che attraversava le strade e gli “strilli”, (tutt’altro che musicali), dei maialini condotti al mercato; era anche una straordinaria occasione di incontro con persone di famiglia o semplici conoscenti che non si vedevano da tempo, specie con i tanti emigrati che, pur con grande sacrificio, cercavano comunque di essere presenti.
Ed era assai rasserenante lo spirito di grande fratellanza e di solidarietà che si respirava in quei giorni: anche nei confronti dei tanti “mendicanti” che ci raggiungevano per la “Festa”, sicuri che tutti avrebbero volentieri aggiunto…” almeno un posto a tavola”.
Da parte mia avevo sempre notato, almeno a partire dagli anni in cui ero uno po’ cresciuto, che a Capracotta qualsiasi impegno o scadenza ruotava intorno alla festa dell’8 Settembre (che solo in anni più recenti è diventata triennale); ed era sempre mia nonna Guglielma (di origine emiliana), a sottolineare spessissimo che tutto nel paese era in funzione di tale ricorrenza. Non perdeva occasione infatti per ricordare, con delicata “ironia” che, se si fosse richiesto alla sarta un vestito nuovo, lo si attendeva per l’8 Settembre, oppure che qualsiasi debito contratto nei mesi precedenti andava onorato entro la stessa data e così via.
Per queste ragioni, da me considerate un modo affettuoso di “prendersi gioco” di tradizioni diverse, non avevo mai prestato molta attenzione ad un’altra singolare consuetudine di mia nonna: il fatto cioè che, a molte delle numerose persone che incontrava o rivedeva, porgeva gli auguri di “Buon Anno”; come se appunto l’anno solare di Capracotta iniziasse l’8 Settembre.
Soltanto 3 anni or sono, nella precedente occasione solenne del 2008, la magnifica omelia dell’Arcivescovo di Campobasso Mons. Bregantini, mi ha imprevedibilmente fornito la spiegazione che forse cercavo da decenni: il fatto cioè che diverse antiche comunità cristiane di rito orientale (e poi anche dell’Italia settentrionale) facevano coincidere il primo giorno dell’anno con la ricorrenza della natività della Santa Vergine: a significare che l’antica speranza di redenzione per gli uomini si era materializzata già con la nascita di Maria e quindi con l’8 Settembre.
Ed ho avuto il conforto di sentirmi dire da Mons. Bregantini che, molto probabilmente, le origini settentrionali di mia nonna le avevano fatto conoscere questa particolarità così bella nella consuetudine religiosa di certi luoghi: perciò, ne sono ora certo, le sue scherzose espressioni augurali di “Buon Anno” erano ben più dense di significato e di rispetto per le tradizioni di Capracotta e dei suoi cittadini; così il mio pensiero è riandato, già tre anni fa, al bellissimo affresco del compianto Maestro Leo Paglione che si trova, come tutti sanno, nel nostro Santuario della Madonna di Loreto: dallo Spirito Santo in forma di colomba un raggio di sole illumina la neonata Maria e l’alba del primo giorno, il Capodanno appunto, per la nostra salvezza.
In questo percorso di approfondimento storico e spirituale circa il significato della nostra “Festa”, non posso che rinnovare anch’io e di tutto cuore i migliori auguri, anche ai più giovani, e soprattutto ai bambini di oggi, per la ricorrenza di quest’anno: ricordando loro che, per quanto ci possa apparire incomprensibile, i misteri della nostra redenzione “sono stati celati ai grandi e rivelati invece ai più piccoli” e coltivando la cristiana speranza che non si dimentichino le profonde radici di Fede testimoniate dalla “purezza di cuore” dei nostri antichi pastori transumanti, identici per umiltà a quelli di Betlemme ed a cui si deve l’inizio della nostra tradizione.
Perciò consentimi di gridare a tutti, vicini e lontani:
Buon 8 Settembre
oppure (ma è lo stesso!):
Buon Capodanno, Capracotta!
Aldo Trotta