Questa cartolina, del rifugio di Prato Gentile, viaggiata nel 1966, ha una particolarità: fa parte del ristretto numero di cartoline capracottesi “censurate”, nel senso che è stata cancellata una persona, in questo caso una signora, che si trovava alla sinistra del bambino. Se si osserva attentamente la fotografia, si vedono due ombre: quella del bambino e quella della persona “eliminata”. Non sappiamo ovviamente il motivo di questa censura, ma cambiando le epoche o l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. I Romani usavano il sistema della “damnatio memoriae”, cancellando nomi che apparivano nelle epigrafi, nei monumenti e in qualsiasi altro luogo per condannare all’oblio qualcuno che, o dava fastidio o aveva fatto cose che non doveva. In un’altra cartolina con panorama invernale veniva pure qui cancellata una persona: anche in questo caso non sappiamo il perché.
Paolo Trotta