Il re Carlo III delle Due Sicilie
Oggigiorno a Capracotta, il sindaco è eletto a suffragio universale con un sistema maggioritario a turno unico contestualmente all’elezione del consiglio comunale: vince il candidato che ottiene il maggior numero di voti.
In passato, la procedura era differente. In un primo momento, cioè dopo l’acquisto del feudo di Capracotta da parte dei Capece Piscicelli, i cittadini (maschi) capracottesi presentavano al Duca una rosa di tre nomi, dai quali il nobiluomo ne sceglieva uno a sua piena discrezione. Il sindaco, poi, formava la squadra di governo nominando a sua volta sei cittadini: essi dovevano tutti giurare di amministrare bene e fedelmente davanti al Governatore, rappresentante del Duca in paese. Il mandato durava un anno e, alla fine di questo periodo, due revisori (i cosiddetti “razionali”) analizzavano i conti dell’amministrazione comunale uscente e ne inviavano comunicazione al feudatario.
Nel corso del tempo, però, diventò prassi consolidata che fossero i capracottesi, riuniti in consiglio, a eleggere direttamente il loro “primo cittadino” con incarico annuale. Così, di dodici mesi in dodici mesi, si succedettero diversi sindaci nel governo della nostra cittadina fino all’avvicendamento dell’anno 1744. Convocato il consiglio, l’uscente Giulio di Ianni comunicò ai suoi compaesani che era arrivato il momento di procedere all’elezione del nuovo sindaco dato che il suo mandato era ormai in scadenza. Ma, per suo stupore, tutti i presenti gli rinnovarono la fiducia all’unanimità per un altro anno. Anche il Duca diede il suo assenso. Per fugare ogni dubbio sulla legittimità di questa elezione, il popolo capracottese mandò persino una supplica al re Carlo III di Borbone.
E anche dalla cancelleria regia arrivò, il 12 settembre del 1744, il via libera al di Ianni-bis. Non c’era alcuna normativa che la vietava e, oltretutto, i conti comunali erano a posto. Una piccola lezione di buona amministrazione dal paese più alto del Regno.
Francesco Di Rienzo