L’ingresso trionfale a Napoli dell’esercito di Carlo VIII
Il 13 ottobre del 1495, il sindaco, gli amministratori e i cittadini più eminenti di Capracotta incontrano nella “chiesa maggiore” di “Santa Maria”, l’attuale Chiesa Madre ancora nelle sue linee rinascimentali, una delegazione della città di Agnone per sottoscrivere un accordo: Capracotta si impegna a versare 40 ducati l’anno in perpetuo, da corrispondere nel giorno di Natale, ad Agnone; Agnone si impegna a prestare ogni possibile aiuto militare in termini di fanti e artiglierie per la difesa di Capracotta permettendo, qualora gli eventi lo rendessero necessario, che gli animali (ovini e bovini) dei capracottesi possano pascolare, abbeverarsi e pernottare nel territorio di Agnone. Agnone è una città reginale, cioè appartiene dal punto di vista feudale direttamente alla regina di Napoli, e possiede uomini e mezzi per la difesa del territorio circostante.
Questo è un periodo molto difficile per tutto il Mezzogiorno. Il 3 settembre del 1494, il re di Francia Carlo VIII aveva valicato le Alpi con un poderoso esercito, fornito di moderne artiglierie mobili, per conquistare il Regno di Napoli in mano agli Aragonesi sul quale rivendicava un vago diritto ereditario. La discesa si era trasformata ben presto in una cavalcata trionfale dato che gli Stati italiani, troppo piccoli e troppo divisi politicamente, non avevano potuto opporre una qualche resistenza. Così, il 22 febbraio del 1495, il sovrano francese aveva fatto il suo ingresso trionfale a Napoli. Il 31 marzo di questo stesso anno, però, le principali potenze italiane ed europee, temendo che Carlo VIII volesse espandere ulteriormente il suo dominio nella Penisola, avevano sottoscritto un accordo militare per ricacciarlo al di là delle Alpi, Di fronte a questa minaccia, Carlo VIII aveva abbandonato rapidamente le sue nuove conquiste a suoi luogotenenti per far rientro, tra varie difficoltà, in Francia. La fuga del re aveva ridato vigore al partito filo-aragonese trasformando le contrade del Regno in un vasto campo di battaglia per gli eserciti contrapposti con uccisioni e saccheggi ai danni delle popolazioni civili.
È in questo scenario che il sindaco, gli amministratori e i maggiorenti di Capracotta decidono di procedere autonomamente, senza coinvolgere il feudatario Andrea d’Eboli, per garantirsi di tasca propria l’incolumità delle persone dell’intera comunità e dei loro beni. Analizzando il documento sottoscritto, i capracottesi risultano ben inseriti in un ampio contesto produttivo, legato alla transumanza, che spazia dalla Terra Vecchia all’Abruzzo, al Lazio meridionale fino alle valli del Bergamasco dove probabilmente arrivava, tramite i mercanti presenti nel Regno, la lana grezza prodotta dalle loro pecore per essere lavorata.
E, quando la minaccia militare termina con la vittoria degli Aragonesi, non hanno alcuna difficoltà a disattendere gli impegni presi. Da un’annotazione a penna presente sul retro della pergamena, sappiamo che il 13 ottobre del 1500 il notaio Paulum Bernardi di Agnone si reca presso la Regia Udienza di Sulmona a reclamare i 40 ducati pattuiti. Non riesce a ottenerli. Per questo motivo, probabilmente, qualche zelante burocrate dell’Università di Agnone annota, dietro la pergamena, questa prima azione intrapresa per il recupero del credito nella speranza di riscuoterlo in tempi migliori. Che, però, non arriveranno mai…
Nell’anno 2018, la nostra Associazione ha pubblicato sull’argomento il volume “Gli accordi militare del 1495 di Agnone, Capracotta e Vastogirardi” che potete leggere per intero e scaricare liberamente al seguente link: Gli accordi militari del 1495 di Agnone, Capracotta e Vastogirardi