Il 23 novembre del 1980, alle ore 19:34, una scossa di terremoto di grado X della scala Mercalli -con epicentro nei Comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania- colpì un’area di 17.000 chilometri quadrati tra la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Il sisma, passato alle cronache come “terremoto dell’Irpinia”, provocò circa 280.000 sfollati, 8848 feriti e 2914 morti. Il dramma di quei giorni colpì profondamente anche l’animo dell’allora parroco di Capracotta, don Geremia Carugno, che ci ha tramandato le sue emozioni del momento in una bellissima poesia dal titolo: “23 Novembre”.
Nel mese dei morti
stasera ruba il sole
l’oscurità e lentamente risucchia
la vita
sulle facili strade cittadine
dei monti del Sud
e ora saprai che erano
paesi incollati sull’argilla
le chiazze variegate al sole
lontane in campo grigio
te lo diranno
tremulo all’aria il gioco delle luci
da presepi antichi
e forse l’ultimo rintocco
di campane al vespro domenicale
Ma
domani
come su tavolozza
in mano a un artista moribondo
invischiata l’idea di un paesaggio
vedrai
sollevati inabissati
i paesi della sera
che ti sapevano di natura morta
– “Chi si è salvato si è appeso
alla mano di Dio” dice affranto
Antonio Ciuci
e le strade
annegate all’urto del boato
sono vene che pulsano terrore
nel cuore di paesi moribondi.
Segnerà d’ora in poi
due giorni dei morti
il tragico novembre del Sud.