Antonio D’Andrea. Foto: Ivonne Vergara
Una delle esclamazioni più ricorrenti che ascoltavo da bambino quando venivo a Capracotta, detta con malcelata gioia soprattutto in caso di una sorpresa o in presenza di una situazione difficile da risolvere, era appunto:
Oh P(e) Sand(e) Niend(e) (Oh, per Santo Niente)
Questa espressione faceva sì che si cambiasse atteggiamento di fronte alla novità che si presentava inaspettatamente oltre allo stupore di trovarsi a tu per tu quasi con una prova del destino. Mi colpivano sempre sia l’esclamazione sia la persona che la declamava quasi sempre solo con spirito bonario/benevolo/positivo. Da questi ricordi e riflessioni mi è venuta questa:
PREGHIERA A SAND(E) NIEND(E)
Grazie Sand(e) Niend(e)
sia che tu esista
sia che tu non esista.
In ogni caso
sappiamo che non puoi aiutarci
e che quindi
invocandoti in realtà
ci esortiamo a far conto
sulle nostre forze,
a tirar fuori
il meglio di noi,
ad attivare la “Gnignera”
cioè l’intelligenza pratica-sapienziale-intuitiva
e ad agire con calma
e in caso saper aspettare il corso degli eventi,
a non disperare,
a saper collaborare
o chiedere aiuto al vicinato,
a non scoraggiarsi mai
neanche nelle situazioni più drammatiche.
E grazie ancora perché è un invito a non bussare più
né a chiedere sempre
né a elemosinare
ma a cercare dentro di me, noi la/e soluzioni ai nostri problemi e temi
piccoli o grandi che siano.
Mi aiuti a gestire le paure.
Grazie Sand(e) Niend(e).
Ti amo anzi ti adoro.
Antonio D’Andrea