… e in mezzo a un bosco spettacolare, in una magica atmosfera, sotto il confine tra S. Pietro e Capracotta, si sente gorgogliare la vera Fontana di don Salvatore con il suo blasone baronale. ANNO DOMINI 1768.
La cercavo da anni… poi grazie a Enzo e Marisa Ricchiuti finalmente qualche tempo fa l’ho trovata. È uno dei luoghi più belli dell’Alto Molise. A un paio di chilometri c’è la chiesa di S. Giovanni. Un piccolo gioiello di architettura.
Siamo nell’ambito delle terre benedettine del famoso monaco Ruele, quello che da Capracotta lanciò uno dei primi anatemi in lingua italiana…
Una fontana suggestiva per la quantità di acqua che viene buttata fuori direttamente dalla montagna.
Lo stemma è molto particolare.
Se n’è occupato diffusamente Alfonso di Sanza d’Alena nel suo prezioso stemmario sulla storia e l’evoluzione del blasone di famiglia perché questa bella fontana si trova nel cuore dell’ex feudo di Vicennepiane.
Lo scudo è sormontato da una corona con tre fioroni. Le figure all’interno del campo sono: tre stelle di 4 punte (capo dello scudo); un’aquila in volo (figura centrale); tre monti all’italiana (punta dello scudo).
Questo stemma, appartenente al ramo dei d’Alena baroni di Vicennepiane, è simile agli altri esistenti a Macchia d’Isernia, feudo che i d’Alena acquisirono pochi anni dopo il primo, e precisamente nel 1748.
Capostipiti dei due rami furono i fratelli Domenicantonio (Vicennepiane) e Nicola (Macchia d’Isernia).
Don Salvatore che ha dato il nome alla fontana è stato uno degli ultimi eredi dei D’Alena e che negli anni Venti del secolo scorso fece realizzare la cappella di famiglia nel cimitero di S. Pietro Avellana.
Franco Valente