Finalmente la terra ha la sua parte

Al Silvio TROTTA operaio, militare e carbonaio si affianca il Silvio contadino.

I riferimenti sotto riportati si fermano agli anni sessanta del 900, allorché mio cugino Giovanni Carnevale approdò in Canada (1963) e all’epoca dell’ultima mietitura nei campi di nonno avvenuta nel 1964, avvenimento al quale partecipai anche io.

TERRA ALLA MONTAGNA

Terreno già di proprietà della famiglia, al quale nonno aggiunse il cosiddetto “Saldo”, un prato che venne arato, destinato alla coltivazione di legumi.

In questo terreno nonno impiantò le barbabietole, novità assoluta per Capracotta (sicuramente su indicazione del professore di agraria di Padova, col quale sia nonno, sia mio bisnonno erano in contatto). Il “Saldo” fu acquistato da nonno prima della partenza per l’Argentina, al rientro dalla quale vi piantò due abeti, col tempo divenuti enormi.

I due terreni raggiungevano un’estensione tra i 13 e i 15 tomoli.

Il grano di qualità Senatore Cappelli cresceva qui rigoglioso, i funghi prataioli venivano su che era un bellezza e la presenza di un melo selvatico, produceva “melazze” trasformate da nonna in deliziose marmellate.

PRETAGLIARDA

Nel 1927 al suo rientro dall’Argentina, nonno acquistò qui un terreno di due tomoli per 500 lire.

Alla presenza di un un pero selvatico, nonno affiancò un ciliegio: richiamo irresistibile per tutti i “mammuoccie” di Capracotta.

Dopo svariati tentativi volti ad arginare eccessive spoliazioni, stanco di giocare a guardie e ladri, nonno chiamò un falegname che trasformò il ciliegio nel tavolo della cucina di casa, sul quale figli e nipoti hanno mangiato per decenni.

ORTO IANIRO

Sotto Monte San Nicola, in un tomolo di superficie: qui i piselli crescevano rigogliosi.

MACERE

(Fonte Procuoio) Destinato a fagioli e lenticchie: fu ceduto alla sorella Bambina.

FONTE DEI PEZZENTI

In Contrada Macchia, con accanto il terreno di Giovanni Di Tanna, cognato di nonno, fratello di nonna Giuseppina.

CONTRADA CEMENTI

Vocato alla produzione di lenticchie, vicino al Verrino.

Per Nannino era una vera festa quando veniva qui: c’era una enorme siepe strapiena di mirtilli.

 PESCO BERTINO

Terreno di un tomolo: nonno qui curava un orto dove aveva costruito un recinto particolare: se una lepre entrava, non poteva più uscire!

Un Otto Settembre venne festeggiato a taccozze con sugo di lepre.

Altre due piccole porzioni di terreno nel Comune di San Pietro Avellana: qui le ghiande fornivano l’alimento per il maialino nella stalla.

Ogni tanto la mente ritorna a quanti sacrifici, rinunce, sudore siano costati questi terreni a nonno, ai suoi avi, ai suoi  figli e ai nipoti più grandi: terreni da quasi 60 anni ormai abbandonati!

Queste righe sono un sentito, commosso e doveroso omaggio alla memoria di nonno Silvio, per tutto ciò che ha fatto e per gli insegnamenti che ci ha lasciato.

Paolo Trotta

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