Contadine capracottesi dei primi del Novecento. Archivio: Cav. Giovanni Paglione
Nella civiltà contadina è frequente l’alternarsi di alti e bassi dovuti ad annate fruttuose e ad altre da dimenticare. Un esempio divenuto classico riguarda il 1816, passato alla storia come l’anno “senza estate”.
Nelle giornate tra il 10 e l’11 aprile 1815, l’eruzione vulcanica del monte Tambora, in Indonesia, fu causa di danni enormi e di gravi lutti che interessarono anche il nostro continente: basti dire che lo stesso monte dai 4.100 metri originari passò a 2.850 dopo l’eruzione, sviluppò fino a 150 chilometri cubici di cenere e aerosol in atmosfera, causando la morte di oltre centomila persone.
Il clima ne risentì al punto, che nella successiva estate del 1816, a causa delle temperature fredde e con la carenza di luce solare, ci furono ingenti perdite nei raccolti sia in Europa, sia negli Stati Uniti.
Nel nostro “Libro delle Memorie”, non ci sono riferimenti all’anno in questione (sarebbe oltremodo interessante appurare se nei registri parrocchiali dell’epoca, redatti dal parroco Vincenzo Campanelli, vi siano notizie al riguardo!).
Nello stesso Libro viene però segnalato quanto segue: «Nell’anno 1832 questo Comune di Capracotta ha avuto un raccolto di generi cereali assai particolare, in modo che con ogni tomolo di semina si sono avuti tomoli otto. Tale raccolto è stato generale per tutti i tenimenti di detto Comune, accoppiando a tale particolarità, anche l’altra dell’ottima qualità di detti generi».
Sicuramente quantità e qualità permisero ai nostri avi di poter trascorrere in maniera più serena la successiva invernata, anche perché sarebbe trascorso ben più di un secolo prima della diffusione su larga scala del “grano Senatore Cappelli”, che permise raccolti più consistenti rispetto a prima e che grazie al progresso tecnologico, consentì una diminuzione della fatica fisica, dirottata (anche se non completamente) sui macchinari per uso agricolo.
Paolo Trotta
P.S. Se qualche lettore di queste righe avesse materiali o documenti riguardanti il raccolto del 1832, potremmo sfruttare l’occasione per ampliare la conoscenza di un episodio che, tra i tanti negativi, risalta per la sua positività.