Leggendo, leggendo…

Costume tradizionale femminile di Capracotta, sec. XIX, Fitzwilliam Museum, Cambridge, Regno Unito

Da Almanacco del Molise- 1973 – “Molise anni ‘20” di R. Lalli: “A Napoli, nel gennaio del 1923, si organizza una fiera internazionale con la partecipazione del Molise.
CAPRACOTTA è presente , a Piazza Municipio, nel contesto della Settimana Abruzzese,con i suoi canti popolari che vengono conosciuti dal pubblico e raccolti da Oreste Conti”.

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Per conoscere le condizioni del Molise, nel 1811 il governo, retto da Gioacchino Murat,
inviò richieste ai Comuni. Tra le tante notizie, si volle indagare anche sul modo di vestire delle persone e tale indagine fu affidata ai medici dell’epoca.
Per CAPRACOTTA così rispose il dott. Diego di Ciò il 4 gennaio 1812 : “I cittadini vestono generalmente di doppio panno blù tinto ad indaco che particolarmente fabbricano (all’epoca si producevano tessuti con lana e filati a livello domestico). Raramente tingono le loro lane col semplice guado (colore azzurro di origine vegetale ricavato da foglie di piante della famiglia delle Crocifere). Il vestito è in generale piuttosto elegante e proprio del clima. Gli abiti d’està e d’inverno sono sempre gli stessi. Le biancherie sono nette e pulite in ambo i sessi, né vi han pubblici stabilimenti onde vestire i poveri. La sola Cappella di S, Maria di Loreto era usa dispensare su i di lei beni vestiti in elemosina a’ più meschini, prima che i Regi Demani ne prendessero ingerenza”.
Anche con modi diversi, “…gli uomini del paese di Capracotta (Provincia Contato di Molise) e, con la sua figura di dietro: cappello e berrettino bianco in testa; cravatta bianca alla gola; giamberghino (abito a lunghe falde)  torchino (azzurro cupo) con asole e bottoni celesti; velata (abito lungo) e calzone di colore blè, con asole e bottoni celesti, calzette bianche con legaccie (fettucce) rosse.”
“Le donne nubili portano scoverte le teste; le maritate un berrettino bordato d’oro e le avanzate in età usano la mappa di lana trafitta da grossi aghi d’argento, e per la maggior parte guarnita di galloni similmente dorati; ed altre un faccioletto bianco, Tutte le donne poi usano le gonnelle rosse da loro tinte con la robbia (colore vegetale ricavato da piante della famiglia delle Rubiacee) e sortendo di casa covronsi indistintamente di grossi panni scarlatto” (Documento conservato all’Archivio di Stato di Campobasso).

Felice dell’Armi