Non istarò quì a parlare del matrimonio tra i nostri popolani. Si sa, il cuore umano è sempre quello e il rito più sacro della vita è per ogni dove lo stesso. Io parlerò d’una costumanza tutta capracottese.
Quando gli sposi, circondati da una folla d’invitati, si seggono a tavola, trovano ognuno davanti un piatto coverto. Tra la generale attenzione, scoprono, e compaiono delle… ossa.
I commensali, allora, plaudono calorosamente e il pranzo, abbondante, se non fine, incomincia.
Forse, le ossa vengono presentate per ammonire gli sposi che il matrimonio non è una cosa tanto liscia e che nella nuova condizione, avranno spesso da rodere degli ossi molto duri, o forse anche per ammonirli che la bellezza muliebre e la gagliardìa maschile sono doni transitori.
Oreste Conti
Fonte: O. Conti, Letteratura Popolare Capracottese, 2a edizione, Editore Luigi Pierro, Napoli, 1911