Sulla linea ferroviaria Carpinone-Castel di Sangro si scese alla stazione di Carovilli, distante meno d’un chilometro dall’abitato, il quale si svolge in pendio sul declivio settentrionale del monte Ferrante.
Una comoda e grande vettura automobilistica era pronta, e si partì alla volta di Capracotta.
Attraversando l’altipiano di Carovilli, verso nord-ovest la strada s’interna in estesi boschi di faggi e di cerri, spezzati a tratti da pingui pascoli, e raggiunge la casa cantoniera di Staffoli. L’edificio sorse pel ricovero dei cantonieri stradali e dei viandanti sorpresi dalla bufera quando, prima dell’apertura della ferrovia elettrica Pescolanciano-Agnone, le comunicazioni avvenivano per la via di Carovilli.
A Staffoli si ammira una estesa prateria contornata di boschi, col cascinale dei signori Marracino, ove si alleva un numeroso bestiame bovino, che alimenta una fiorente industria di burro, di scamozze e di caciocavalli rinomati.
A questo punto la strada si biforca, e l’automobile, infilando il braccio che va a Capracotta, incomincia la salita a traverso monti boscosi, fino a raggiungere l’altipiano delle Civitelle a 1200 metri d’altezza, che ha pascoli eccellenti e terreni coltivati a grano, a farro, a orzo.
L’orizzonte, a misura che si conquista la cresta dell’altipiano, si fa sempre più bello e più vasto; perché lo sguardo vi domina centinaia di vallate, e gli opposti monti, fino alle alture della Capitanata.
Ma ecco che si gira a metà il fianco di Monte Capraro, tra un incantevole bosco di faggi, finché – raggiunta la sommità della depressione montuosa- si apre all’attonita vista un incomparabile spettacolo.
A sud-est l’ampio panorama della valle del Verrino, affluente del Trigno, con la scoperta di tutto il Molise: a sud-ovest quello della valle del Sangro con l’imponente distesa delle montagne abruzzesi, dal monte Meta fino alla mole della Maiella: Nelle lontananze le vette, ancora ricoperte di neve, brillano al sole come diamanti: giù per i colli e per le valli campi e boscaglie, paesi e corsi d’acqua, avvolti nella caligine luminosa del mattino.
Ma la contemplazione di così grandiosi orizzonti è interrotta da insistenti latrati. Alcuni grossi cani da guardia circondano ed inseguono l’automobile. Sono i cani dei famosi addiacci. Questi si distendono al di sopra della strada, popolati da numerose mandre di pecore che alimentano il caseificio.
Così si discende a Capracotta.
L’importante comune è uno dei più alti d’Italia, ha clima rigido, vi abbondano pascoli e boschi, per cui le sue principali industrie sono la pastorizia e la confezione del carbone.
L’abitato si distende sopra una cresta rocciosa, la quale si riannoda a nord-est col monte Campo e a sud-ovest col monte Capraro. I suoi edifici degni di nota sono l’asilo infantile, il fabbricato scolastico, il palazzo comunale e la settecentesca chiesa matrice.
Nei dintorni sono state scoperte tombe antichissime, e sul vicino monte Cavallerizza esiste ancora una grandiosa cinta di mura ciclopiche, chiusa da una folta boscaglia.
Per la freschezza e salubrità del clima, Capracotta potrebbe essere un degno centro di villeggiatura estiva, e sviluppare assai bene l’industria del forestiere, ora appena in embrione.
Ma come vi è deliziosa l’estate, altrettanto vi è orrido l’inverno. Il paese resta a lungo bloccato da una ingente quantità di neve, che spesso raggiunge i cinque metri, tanto da costringere gli abitanti ad uscire dalle finestre o a scavare gallerie di comunicazione, e qualche volta impedisce i rifornimenti più necessari alla vita.
Un anno mancò il sale, nonostante la distribuzione a razione. L’amministrazione Comunale fu costretta ad organizzare una spedizione di venti robusti montanari per Carovilli. Questi partirono in aiuto della carrozza postale per ritirare la corrispondenza e per portare nelle bisacce il sale sufficiente ad approvigionare la popolazione. Il viaggio fu oltremodo faticoso, perché impiegarono una intera giornata per l’andata ed una pel ritorno. E siccome nel ritornare ricominciò la bufera di neve, fu necessario spedire rinforzi, mentre le campane suonavano a stormo per indicare col suono la direzione del paese.
A qualche chilometro dall’abitato esiste una cappelina dedicata a Maria Santissima di Loreto. Ogni tre anni vi si celebra la festa il giorno 8 settembre. Caratteristica è la processione che accompagna la statua della Vergine. Essa è preceduta da varie confraternite, e da due o trecento cavalli, ricoperti di variopinte gualdrappe, infiocchettati di nastri, cavalcati da robusti montanari, alla cui testa sventola il vessillo della locale Società dei Vetturini.
Capracotta con la nuova strada rotabile fino a S. Pietro Avellana, si renderà meglio accessibile. Cresceranno i suoi visitatori, le iniziative locali aumenteranno; e molti saliranno alle sue altezze ossigenate, alle sue balze pittoresche, a’ suoi parchi naturali di faggi, alle sue graziose e scroscianti cascate, a’ suoi orizzonti sconfinati, per rinvigorire il corpo e per sollevare l’animo dalle aspre lotte della vita.
Berengario Amorosa
Fonte: B. Amorosa, Una gita a Capracotta, in “Il Molise. Libro sussidiario per la cultura regionale”, Edizioni A. Mondadori, Milano, 1924, pagg. 68-74