Capracotta è stata fino agli anni Sessanta un buon laboratorio per la formazione di tanti giovani sartori che, poi emigrati, hanno avuto successo fuori dai confini paesani. La storiografia, però, s’è concentrata prevalentemente sui maschi mettendo in secondo piano la professionalità, altrettanto lodevole, delle tante donne sarte capracottesi. Ho già avuto modo di raccontare l’arte di due maestre del filo e dell’ago: Teresa Paglione e Lidia Sammarone. Oggi, voglio ricordare Angela Sozio (Cicch’ muort’), scomparsa circa tre anni fa.
Angela, Angelina per i capracottesi, nasce a Capracotta il 13 febbraio del 1926. A undici anni, terminati gli studi di scuola elementare, dice alla mamma che vuole imparare a fare la sarta. Dopo tante difficoltà, dovuta alla forte offerta di ragazze che volevano imparare questo lavoro, viene presa, senza retribuzione, da Romilda Del Castello.
Dopo un anno, Romilda si trasferisce a Roma e Angelina rimane senza maestra. Deve cercarsene un’altra. Non si accontenta di una maestra qualsiasi, lei sente nel sangue questo mestiere ed il suo desiderio è quello di fare apprendistato presso Elisabetta d’ b’non, all’epoca una delle sarte più quotate in paese. Non fu facile, ma alla fine, Angelina e i suoi parenti riescono a convincere Elisabetta.
Tra le due subito si crea un’intesa. In questo periodo Angelina ascolta con attenzione i consigli della maestra, soprattutto, per quanto riguarda la meticolosità e la precisione del lavoro. L’esperienza presso Elisabetta, purtroppo, dura poco. Ancora una volta il destino si mette di traverso sulla strada della giovanissima praticante: Elisabetta, in preda a una crisi depressiva, si toglie la vita. Angelina ancora una volta, dopo circa un anno e mezzo di lavoro si ritrova senza una maestra.
Decide, allora, di incominciare col fare qualcosa in proprio. E lo fa cominciando a cucire i primi capi di vestiario alle sue sorelle. Ormai, ha quasi diciassette anni. Siamo nel 1943, Capracotta diventa teatro di guerra tra tedeschi in ritirata e gli alleati (americani, inglesi, ecc.) in avanzata. Il conflitto obbliga i capracottesi a sfollare e Angelina coi suoi familiari viene spedita a Trani. E, come si suol dire, se tutti i mali non vengono per nuocere, questo esilio in terra di Puglia è proprio una fortuna.
Infatti, tramite delle conoscenze del luogo Angelina riesce a entrare in una famosa sartoria del posto, gestita dalle suore. Vi lavorerà per tutto il periodo dello sfollamento e cioè fino al mese di giugno del 1945, data in cui farà ritorno definitivamente a Capracotta. Presso le suore di Trani, Angela perfeziona le sue tecniche di cucito, ma non quelle del taglio perché quest’operazione veniva eseguita direttamente dalle suore in sale separate.
Ma quel che apprende è sufficiente per affrontare le sfide del futuro. Nel 1945, come dicevamo, ritorna a Capracotta. Il paese era un ammasso di macerie. Ripartiva la ricostruzione. Angela riapre il suo laboratorio nella casa paterna di Via S. Maria di Loreto. Incomincia a farsi apprezzare in paese e nei paesi vicini e nel giro di poco tempo le persone delle classi più abbienti diventano sue clienti. Divide il lavoro tra il suo laboratorio e le prestazioni a jurnat’. La produzione di Angelina è, prevalentemente, orientata alla cucitura di capi da cerimonie e di abiti da sposa.
Nel 1950 si sposa con un bravo carpentiere del Friuli, Aldo Macor, catapultato in terra di Capracotta da un costruttore edile di Napoli, interessato alla ricostruzione del paese. Nel 1957 il marito è costretto a seguire la ditta per lavori edilizi a Campobasso. Angelina segue il marito e lascia definitivamente Capracotta per Campobasso. Nonostante la giovane età Angelina ormai ha arte da vendere e nel giro di pochi mesi riesce a conquistare la migliore clientela del capoluogo molisano e dei paesi limitrofi. Gli spostamenti del marito, purtroppo, costringono ancora una volta Angelina a cambiare residenza. Nel 1965 la coppia si trasferisce a Ercolano (Na). In questa cittadina campana si ripete il copione delle residenze precedenti. La migliore borghesia napoletana e della provincia diventa sua cliente. Angelina ha sempre tenuto a precisare che i suoi abiti da sposa venivano provati solo due volte e le prove venivano fatte sempre sulla stoffa e non sulla tela.
Matteo Di Rienzo