Il 27 aprile 1965 comparve nelle edicole italiane il primo degli Oscar Mondadori: era un martedì, giorno dedicato all’uscita di tutti gli Oscar successivi.
È stata la prima collana di libri ad essere venduta in edicola (in precedenza i libri si potevano acquistare solo in libreria), il nome Oscar fu deciso da Vittorio Sereni, primo responsabile dei tascabili da lui stesso definiti, come “libri transistor”.
La collana venne inaugurata con “Addio alle armi” di Ernest Hemingway, la prima edizione con una tiratura di 60.000 copie fu esaurita il giorno stesso dell’uscita, nella prima settimana si arrivò a toccare le 210.000 copie, fino a giungere a 400.000 nei due mesi successivi.
Ma Capracotta cosa ha a che fare col primo Oscar venduto a 350 lire?
Nel testo uno dei personaggi, il cappellano militare risulta essere originario di Capracotta, mantiene un cordiale rapporto col personaggio principale, autista delle ambulanze dell’esercito statunitense, impegnato al Nord Italia durante il primo conflitto mondiale: tra l’autista e un’infermiera si instaura una relazione (dire di più non è corretto!).
Il romanzo apparve nel 1929 negli USA, mentre fu pubblicato in Italia solo nel 1945 dalla casa editrice Jandi Sapi: era ritenuto dal fascismo lesivo dell’onore delle Forze Armate italiane (è descritta la disfatta di Caporetto e la diserzione del protagonista), la traduzione era stata curata nel 1943 da Fernanda Pivano, che per questo motivo venne arrestata.
Il testo in originale le era stato affidato dal suo supplente di italiano al Liceo D’Azeglio di Torino, Cesare Pavese, dove Fernanda aveva come compagno di classe al ginnasio, Primo Levi.
Nanda Pivano, è stata una delle più grandi traduttrici di testi inglesi ed americani, la prima a far conoscere al pubblico italiano tutta la “beat generation” (Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs, ecc.).
Nel 1946 “Addio alle Armi” apparirà nella collana della “Medusa” di Mondadori, per il sessantennio della traduzione, nel 2016, è uscita una nuova edizione riproposta negli Oscar con la traduzione sempre della Pivano: per la prima volta vengono qui presentate anche le 47 differenti versioni del finale del libro, tra le quali Hemingway sceglierà quella definitiva.
Approfondite ricerche condotte dal nostro compaesano, Dottor Vincenzino Di Nardo, presso Archivi di Stato e i Padri Cappuccini della Provincia Romana, lo hanno portato ad indentificare il cappellano nella figura del francescano Padre Placido da Capracotta (al secolo Rodolfo D’Onofrio) nato a Capracotta il 23 agosto 1882 e morto a Roma il 23 aprile 1938.
Dal 1929 ad oggi non sappiamo quante copie del libro siano state stampate, in quante case e biblioteche sia presente questo testo, dove già a pag. 5 si cita Capracotta, per un totale di sole due volte!
Dopo quanto detto sopra, sarebbe un vero sacrilegio non andare a leggersi il libro, prendendolo in prestito da una biblioteca (esistono ancora per fortuna!), o procurarselo in libreria (magari nella versione con i 47 finali differenti!): nell’ultimo caso, aggiungereste “un pizzico” di Capracotta nella vostra casa.
Buona lettura.
Paolo Trotta