Foto 1. Monte S. Nicola visto da ovest
Le montagne dell’Alto Sannio, ancora oggi incontaminate, offrono alla vista degli escursionisti ciò che ancora resta delle antiche fortificazioni sannitiche che costituivano all’epoca (IV-III sec. a.C.) uno straordinario sistema difensivo nei confronti di possibili nemici.
Organicamente distribuite sul territorio, la disposizione delle cinte era tale da permettere la visibilità reciproca grazie ad una distanza di solito inferiore ai 10 km., la possibilità di comunicare attraverso segnali luminosi e di intervenire rapidamente, in caso di necessità, attraverso percorsi stabiliti.
La loro funzione era essenzialmente quella del controllo del territorio; potevano però essere anche luogo di rifugio in zone elevate per la popolazione dei vicini villaggi in caso di pericolo e, più di rado, insediamenti stabili.
“I procedimenti costruttivi impiegati per l’innalzamento delle cinte murarie erano estremamente semplici; si basavano sull’utilizzo di grossi blocchi di pietra, il più delle volte appena rifiniti nella lavorazione, altre sagomati secondo una rudimentale tecnica poligonale, elevati come barriere nei punti più facilmente accessibili.” 1
Di particolare interesse è il “quadrilatero” di cinte interconnesse costituito da: Monte S. Nicola /m. 1517 s.l.m. e Monte Cavallerizzo /m. 1526 (Capracotta), Monte Saraceno /m. 1212 (Pietrabbondante), S. Lorenzo /m. 860 (Agnone). Intorno ed a sud del quadrilatero le cinte di Monteferrante /m. 1051 (Carovilli), Monte Miglio /m. 1350 (S. Pietro Avellana), ed altre ancora sparse sul territorio del Sannio Pentro.
Monte S. Nicola, disteso ad est di Monte Campo /m. 1730, ha forma triangolare, con punta rivolta a nord-ovest, una larga base ed il pendio rivolti a sud-est; la superficie è piuttosto brulla, roccioso e scosceso il fianco occidentale, boscoso e ripido quello nord-orientale. (Foto 1, 2, 3)
Alle sue pendici si estende la Contrada Macchia, nella quale si trova la località di Fonte del Romito ove è stata rinvenuta nel 1848 la Tavola Osca, custodita oggi presso il British Museum di Londra.
A quota m. 1375, sul versante orientale, c’è l’ingresso della “Grotta di S. Nicola”, “un enorme crepaccio della montagna rimasto aperto a causa di blocchi tra le due pareti e che sono là stretti come una tenaglia”. 2
Poco più in alto, a quota m. 1400 circa, da est ed in corrispondenza del boschetto, si diparte in maniera avvolgente verso ovest ciò che resta della prima cinta (planimetria di B. Di Marco)3, che termina sul fianco occidentale della montagna in corrispondenza del dirupo, della lunghezza di circa 640 metri e che A. De Nino descrive come “tracce di mura poligoniche, che si interrompono a e si riannodano a scogliere naturali schistose”.4
Alcuni tratti di cinta sono ancora oggi ben visibili in superficie, altri lo sono scarsamente in quanto ricoperti in parte da cespugli favoriti nella loro crescita proprio dalla presenza di ciò che resta delle mura; pietre di dimensioni e foggia diverse sono sparse lungo il pendio, conseguenza dei crolli avvenuti nei secoli passati nonché del loro utilizzo per le costruzioni eseguite in tempi successivi a valle e per i rifugi estivi dei pastori a monte. (Foto 8-11)
Proseguendo la salita, a quota 1450 circa, si incontrano i resti di una seconda cinta (descritta da B. Sardella) della lunghezza di circa 330 metri, immediatamente al di sotto ed a protezione di ciò che resta dell’antico villaggio sannitico; mucchi quadrangolari di pietre che ricoprono le superfici di quelle che un tempo furono abitazioni costruite con mura a secco ed abbandonate, pare, dopo la peste del 1656 e rase al suolo dal terremoto che colpì il Sannio nel giugno del 1688. “Le ricognizioni effettuate all’interno delle mura rivelano una vasta dispersione di fittili a bassa intensità composta essenzialmente da frammenti di tegole e coppi, ceramica comune e qualche frammento di ceramica a vernice nera”. 5
Le foto satellitari e l’ispezione a terra dimostrano che le cinte sannitiche sul Monte San Nicola erano certamente due anche se il riscontro di brevi residui frammenti nel tratto intermedio tra le due cinte, subito al disotto della seconda, fa sorgere il sospetto che ci potesse essere stata una terza cinta a rendere ancor più difficoltoso l’accesso al villaggio posto in alto. (Foto 4, 5, 6)
Giunti infine in cima, a quota 1516 troviamo una torretta di epoca medioevale, tondeggiante ed eretta su una base quadrata, all’interno della quale, circa sessanta anni fa assieme a Michele Potena, oltre ad ossa di animali trovammo una sfera di pietra con venature verdastre del diametro di circa 8-10 cm. Subito al disotto, a protezione della torretta, è presente un’altra cinta, lunga circa 130 metri, costruita con pietre e calcina, dello stesso periodo della torre e ben visibile nella foto satellitare. (Foto 7).
I succitati reperti non sono certo paragonabili a quelli di località sannitiche a noi vicine anche se altre testimonianze di un popolo laborioso e combattivo che ha tenacemente lottato per la propria indipendenza contro Roma restano ancora purtroppo trascurate: la cinta muraria del Monte Cavallerizzo, ancora oggi ben visibile ma con evidenti segni di recenti deterioramenti, la via di Fonte Romito, ormai irriconoscibile e nei cui pressi fu rinvenuta la Tavola Osca, per non citare poi la negletta ricerca delle mura dell’edificio in cui quest’ultima sarebbe stata conservata.
Ci auguriamo che una maggiore attenzione venga rivolta in futuro alle testimonianze del nostro passato e delle nostre radici con una conseguente adeguata valorizzazione del territorio; sappiamo infatti che la “cultura” non nutre solo le menti ma contribuisce anche a spingere l’economia, cosa ormai a tutti nota.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1 I. Rainini: Capracotta. L’abitato Sannitico di Fonte del Romito, 1996, p. 17.
2 S. Squinabol: Une excursion a Capracotta en Molise, La Gèographie, Anno VIII, N.°1, Masson, Parigi, 1903.
3 A. La Regina: I Sanniti in Omnium Terrarum Parens, TAV. XXXI, p. 417, 1989.
4 A. De Nino: Regione IV, Samnium – Capracotta, Atti della R. Accademia dei Lincei, Anno CCCI, Serie V, Roma 1904.
6 B. Sardella: Centri fortificati nei territori montani del Sannio Pentro nord occidentale. Per la conoscenza dei beni culturali, IV. Seconda Università degli Studi di Napoli, 2012, pp 23-27.
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Un grazie agli amici Angelo Conti, Sebastiano Conti, Michelino Potena, Pasqualino di Vito, con me nelle escursioni sul Monte S. Nicola.
Vincenzino Di Nardo