La Pezzata di Capracotta

Il legame tra Capracotta e la tradizione pastorale rivive nella “Pezzata“, sagra dell’agnello alla brace e della pecora bollita con erbe aromatiche, attualmente una delle più importanti manifestazioni che animano l’estate molisana.

Nella splendida cornice del pianoro di Prato Gentile si svolge con cadenza annuale la prima domenica di agosto richiamando a Capracotta migliaia di persone, anche dalle regioni limitrofe.

Il contesto naturale e l’ottima accoglienza da parte della Pro Loco di Capracotta, che si adopera al massimo per garantire un servizio di qualità, sono gli elementi che contraddistinguono l’iniziativa.

Non è un caso, infatti, che sia stata denominata giornata dell’ospitalità.

A ricordo della festa, ai visitatori rimane un simpatico souvenir costituito da una forchetta di legno, una ciotola ed un bicchiere di terracotta.

Questa tipica pietanza locale si distingue per la semplicità degli ingredienti indispensabili alla sua preparazione, abilmente dosati per esaltarne il sapore e conservarne il gusto secondo l’antica ricetta dei pastori.

All’inizio degli anni ’60 l’Amministrazione Comunale di Capracotta pensò di organizzare una sagra che potesse far conoscere un piatto tipico capracottese la cui ricetta rispecchiava le radici e le origini di quel popolo di pastori.

Nacque così la sagra della Pezzata che, sebbene con qualche interruzione, ha superato ormai abbondantemente le 40 edizioni.

L’origine di questa pietanza risale ai giorni in cui la transumanza tra le montagne dell’Alto Molise ed il tavoliere delle Puglie era pratica comune.

Accadeva talvolta che nel guadare un fiume o nell’attraversare un punto più impervio, qualche animale si azzoppasse e non fosse più in grado di proseguire il viaggio.

Diventava irrimediabilmente la cena dei pastori che, dopo averlo “depezzato”, potevano cucinarlo con le poche cose disponibili ad una carovana in viaggio.

Confermando la regola che vuole le cose semplici essere le più gustose, la Pezzata, da piatto d’emergenza dei pastori è diventata una prelibatezza da buongustai.

Ingrediente fondamentale è ovviamente la carne di pecora che acquista il suo gusto particolare grazie ai pascoli d’altura dove gli animali rassodano i loro muscoli (che diventeranno carne) brucando per chilometri nei prati montani quantitativamente meno ricchi dei corrispondenti di pianura ma qualitativamente molto più nutrienti.

La carne viene cotta in grandi paioli riempiti d’acqua. La prima operazione da compiere è la “schiumatura”, ovvero l’eliminazione del grasso in eccesso venuto a galla a seguito della cottura, dopodiché, oltre al sale, si aggiunge qualche patata che continua ad assorbire il grasso rilasciato durante la lunga cottura, di almeno 4 ore, qualche pomodoro per dare colore al brodo, ma senza renderlo troppo rosso.

Questa è considerata la ricetta base, ma alcune variazioni sul tema contemplano l’aggiunta di altri odori come sedano, carote, cipolle e un pizzico di peperoncino.

Fonte: https://capracotta.com/capracotta/capracotta-le-tradizioni/